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giovedì, 20 Marzo 2025
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Una porta aperta ai più fragili: 15 anni di accoglienza su “La Zattera”

Sono 35 le accoglienze in casa di persone migranti da 5 Paesi africani per un totale di transito di 100 persone. L'iniziativa della comunità dei laici comboniani

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO – Porte sempre aperte all’insegna della piena ed autentica accoglienza di donne sole, mamme con bambini, uomini e giovani. È quello che, in questi 15 anni di vita, ha portato avanti la comunità dei laici comboniani de La Zattera di Palermo. Nella comunità La Zattera, unica realtà a Palermo composta da nuclei familiari, in questi anni sono passate, con bisogni diversi, un centinaio di persone tra accoglienze residenziali e persone di passaggio. Ogni persona non è mai stata un numero ma solo portatrice di una storia, fatta di sofferenza e desiderio forte di rialzarsi. Si è trattato, in particolare di persone, arrivate in Sicilia dalla pericolosa rotta del Mediterraneo, provenienti da: Eritrea, Gambia, Ghana, Nigeria, Costa d’Avorio, Mali, e Madagascar.

Tra tutte queste, un’accoglienza residenziale è stata data a: Sara, Titti, Abdallah. Asfaw, Fekerte, Jebsera, Mabuba, Jeb. Kasyine con la sua mamma, la zia e la loro compagna di viaggio con la sua bambina; poi ancora ci sono stati; Patience con Sonia e Merawith con i suoi gemellini. A loro si aggiungono: Abdullai, Pascal, Chris, Laman, Aliu’, Aziz, Coly, Amadou e Mamadou. Kadija con Anastasia sono entrate stabilmente nella comunità. Infine ci sono: Sarubidi. Bakary, Suleman, Samba e Precius con Grecius. Sono 35 le accoglienze in casa di persone migranti da 5 Paesi africani per un totale di transito di 100 persone.

Kadija con la piccola Anastasia, ha scelto di rimanere stabilmente dentro la comunità. “La mia vita è cambiata completamente – racconta emozionata Kadija -. Parlando in nome di tutte le persone che sono accolte ancora dentro la comunità, mi sento soltanto di ringraziare di cuore. La Zattera per noi è casa dalle porte aperte, famiglia, accoglienza, speranza, ascolto, fiducia e tanta cura. In questo tempo ci siamo sentiti davvero abbracciati e molto amati senza pregiudizi. Per adesso, ho deciso di rimanere con loro e sto cercando di dare a loro quello che con amore mi hanno nel tempo donato. Sto iniziando un percorso come assistente sociale per cui spero tanto bene”.

“Siamo una comunità solidale che ha scelto di mettere in comune tutto ciò che aveva – afferma Toni Scardamaglia, infermiere di professione – mettendolo a disposizione dell’accoglienza delle persone più fragili. Abbiamo accolto senza limiti o paletti legati a  progetti specifici. Oltre ad una scelta di vita, è stata una scelta di fede perchè siamo dei laici missionari comboniani. Insieme alla missione comboniana ci siamo rivolti ai fratelli e sorelle africani più ‘esclusi ed emarginati’ perchè crediamo che sia una delle periferie esistenziali di cui parla papa Francesco. Siamo davanti ad un processo di disumanizzazione se pensiamo alla situazione politica nazionale ed internazionale. In molti parlano oggi di una ‘integrazione‘  degli africani che non è per niente veritiera perchè spesso è solo il frutto della nostra ‘disintegrazione‘ : una umanità che si sta perdendo perchè non sa più accettare ed accogliere l’altro che considera ‘diverso‘. Mentre c’è chi costruisce muri, filo spinato e barriere noi continuiamo – con fede, amore e coraggio – ad andare controcorrente”.

“Per il momento abbiamo con noi in un appartamento in autogestione sei giovani – continua Dorotea Passantino, moglie di Toni ed assistente sociale di professione -. Qualcuno lavora e altri sono arrivati da poco. A loro si aggiunge Kadija che con la piccola Anastasia vive con noi da 5 anni. Tutto quello che facciamo è diventato uno stile di vita della nostra comunità familiare. Abbiamo anche due figli che oggi sono grandi e, pur condividendo i principi di fondo della comunità, hanno percorsi di vita autonomi. Il simbolo che abbiamo scelto è la vela perchè crediamo che questa esperienza, animata dallo spirito di Dio che ci ha accompagnato, è come una brezza, un vento leggero che conduce ed orienta il nostro cammino in un mare che non è in tempesta”.  “Sono stati anni di una vita vissuta pienamente – aggiunge pure Maria Montana che nella vita fa la biologa al Policlinico – nella piena valorizzazione delle diversità culturali che per noi, al di là dell’impegno, sono stati arricchimento e bellezza, La Zattera è  la casa costruita con i colori di tutti i volti  delle persone che l’hanno attraversata”.  

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