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sabato, 22 Marzo 2025
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“Non indebolire il sistema di accoglienza”: in piazza a Palermo 66 associazioni

Si sono ritrovate in piazza Pretoria per dire "no" al "decreto Cutro": "Prevede condizioni peggiorative della condizione giuridica degli stranieri che arrivano in Italia"

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO. No al “decreto Cutro” come ennesimo strumento per criminalizzare e ‘clandestinizzare’ le persone migranti che renderà ancora più debole il nostro sistema di accoglienza, già alle corde. A dirlo a gran voce, ieri sera a p.zza Pretoria, sono stati i cittadini e tutte le realtà associative, impegnate da anni sul tema delle migrazioni. Anche Palermo, infatti, ha partecipato alla mobilitazione nazionale per manifestare il più forte dissenso alla conversione in legge del “decreto Cutro”. Le 66 organizzazioni firmatarie di questo appello esprimono grande preoccupazione e contrarietà ai contenuti del Ddl 591/2023 in discussione al Senato.

“Il decreto, varato all’indomani del gravissimo naufragio del 26 febbraio scorso come risposta del Governo alle stragi nel Mediterraneo, in realtà non affronta in alcun modo le vere cause che in questi anni hanno portato alla morte in mare di migliaia di persone – riporta l’appello -. Al contrario, prevede condizioni peggiorative della condizione giuridica degli stranieri che arrivano in Italia, con il sicuro effetto di aumentare situazioni di irregolarità ed esclusione anche di chi è già da tempo sul territorio nazionale. In particolare, contestiamo i provvedimenti che mirano a smantellare la protezione speciale a tutela della vita privata e familiare dello straniero – che aveva in parte attutito i disastrosi effetti dell’abolizione della protezione umanitaria – a potenziare la rete dei Centri per il Rimpatrio, a ostacolare il diritto al ricorso dei richiedenti asilo che ottengono un diniego”.

“Rifiutiamo la contrapposizione tra migranti regolari e irregolari che emerge dalla scelta di inserire in questo testo provvedimenti inerenti al Decreto Flussi – continua l’appello -, senza rafforzare il sistema di asilo: se da tempo chiediamo a gran voce l’allargamento dei canali legali di ingresso, sappiamo bene che non possono essere queste misure a rispondere al bisogno di protezione internazionale”.

“Dopo la tragedia di Cutro – dice Aliou Ba, segretario generale dell’associazione senegalese, arrivato a Palermo nel 2018 con una borsa di studio – non si sta trovando la giusta soluzione. La nostra vita è sempre più difficile e, anche io, pur avendo un contratto di tre anni, ogni anno devo andare in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno. Non si può affrontare un problema senza creare le condizioni per integrarsi ma solo per fare crescere lo stato di irregolarità. Senza un documento non si può trovare un lavoro e non vengono neanche garantiti i diritti a vivere in maniera civile come tutti i cittadini. Sicuramente, in questo modo avremo sempre più persone che vivranno per la strada”.

“Siamo presenti in molte città d’Italia per dire che bisogna assolutamente invertire la rotta – sottolinea con forza Fausto Melluso presidente di Arci Palermo – per promuovere politiche veramente eque ed efficaci sull’immigrazione e sul diritto di asilo. Si continua a distruggere il nostro sistema di accoglienza per poi lamentarci che questo non sia di qualità. Si stanno facendo notevoli passi indietro e si sta andando nella direzione opposta rispetto all’Europa. La protezione speciale di tipo ‘complementare’ è presente in 18 paesi europei. L’abolizione della protezione speciale farà perdere a tantissime persone la speranza di potere vivere in condizioni dignitose nel nostro Paese. Le vedremo ‘clandestinizzate’ senza una loro colpa e ridotte a ‘sopravvivere’ da invisibili sociali. Il nostro appello è rivolto anche ai tanti sindaci che vivono il tema da vicino. Pertanto, chiediamo al Parlamento di bocciare questo provvedimento e, nello stesso tempo, al Governo di modificare radicalmente gli interventi messi in atto e quelli recentemente annunciati,  che sono del tutto inadatti a gestire la crisi nel Mediterraneo destinata a peggiorare, senza provvedimenti adeguati della comunità internazionale”.

“Abbiamo un Governo che sta rendendo la vita sempre più difficile anche alle famiglie che, a vario livello, cercano di aiutare ed accogliere le persone migranti che arrivano da noi – aggiunge Rino Canzoneri presidente dell’associazione ‘Prima gli Ultimi. Nessuno è straniero’  -. Continuano a non essere dati, purtroppo, gli opportuni soccorsi in mare mentre, per quelli che riescono a salvarsi, non vengono riconosciute le condizioni di accoglienza per lavorare e vivere in maniera serena e dignitosa come tutti noi. Con questo decreto aumenterà ancora di più lo stato di ‘cladestinità’ di tanti giovani che rimarranno soli e senza diritti. Se non si interviene in tempo per fermare questo stato di cose – che non crea un sistema di accoglienza reale – ci avvieremo inevitabilmente ad una grave e pesante disumanizzazione del nostro Paese. 

“E’ un decreto che non affronta in alcun modo la risoluzione della problematica delle persone che muoiono nel mare Mediterraneo – dichiarano pure il segretario organizzativo Francesco Piastra e la responsabile ufficio migranti Bijou Nzirirane della Cgil -. Togliendo la protezione speciale tolgono i diritti e la possibilità alle persone che sono irregolari di poter fare un percorso di inclusione sociale. Non si può prima piangere sui morti e poi preparare un decreto che è inaccettabile in quanto non risolve il problema dell’ingresso dei cittadini migranti in Europa”.

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