PALERMO. Una lettera al prefetto di Palermo per presentare un problema ormai assai diffuso: “Se sei migrante nero, niente casa in affitto“. L’hanno presentata 17 associazioni che si occupano di migranti: Prima gli ultimi. Nessuno è straniero Ets; Di Vento Sportello di Comunità Aps; Refugees Welcome Italia- Palermo; Moltivolti; Di Sana Pianta Aps; Le donne musulmane Fatima; Casa Àncora; Sunia Palermo; Il Mediterraneo Scarl, impresa sociale; Adozione a vicinanza. Gruppo di cittadini volontari; Associazione Jekafò; Associazione Solaria Onlus; Cesie; Centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci; Promimpresa società benefit srl; associazione Gambiana a Palermo e Send.
“Stiamo assistendo a Palermo, città nota per l’accoglienza e la tolleranza, ad una situazione di grave emergenza: a continui e ripetuti rifiuti di proprietari di concedere in locazione alloggi agli extracomunitari di colore – si legge in una nota -. Ragazzi e ragazze, anche con bambini piccoli, compiuti 21 anni, vengono messi fuori dalle comunità e non sanno dove andare perché lo Stato si disinteressa completamente di loro. E la società civile non si mostra affatto benevola“.
Chi è più fortunato va a convivere, in situazioni estremamente precarie, con altri migranti, di altri non si sa dove finiscano, alcuni sotto qualche porticato. La situazione sta assumendo aspetti preoccupanti e creando forti tensioni per il fatto che senza un tetto non è possibile neanche ottenere altri diritti.
Tutto ciò contribuisce ad aggravare una situazione di particolare marginalità sotto l’aspetto sociale e psicologico, con possibili refluenze anche sull’ordine pubblico. Perché quando una persona è disperata diventa facile preda della rete criminale. Un fenomeno che gonfia di giorno in giorno assieme a rabbia e preoccupazione.
“Quando telefoni per un affitto, appena dici che sei migrante, al 99 per cento la risposta è un netto rifiuto, anche in presenza di regolare busta paga oppure offrendo un garante, che può coprire i costi di affitto e che risponde di tutti gli obblighi contrattuali assunti dal conduttore dell’immobile“, continua la nota.
I promotori dell’appello hanno fatto alcune prove: “C’è un affittasi, telefoniamo. Risponde una signora e dice: “Non affittiamo più. Abbiamo deciso di vendere perché ci chiamano solo migranti e con loro non vogliamo avere a che fare”. Con un’altra si raggiunge l’accordo su tutto, ma quando le si dice che l’inquilina è un’africana oppone un netto rifiuto. Si nega pure l’affitto ad una donna con un bambino autistico che può contare su un’entrata documentata di 2.300 euro al mese. E così di seguito. L’elenco dei no ricevuti è troppo lungo“.
“I migranti non si comportano bene, molti non pagano”, queste le frasi ricorrenti. Stereotipi, ingigantiti da una propaganda razzista, di singoli casi che capitano anche con gli inquilini italiani. Ma nella gran parte dei casi non è così. “Perché i migranti hanno più interesse degli italiani a garantirsi un contratto di affitto che è indispensabile per avere la residenza, e di conseguenza la carta di identità, il permesso di soggiorno, un contratto di lavoro regolare, assistenza medica e accesso a piccoli aiuti, servizi e opportunità di tanto in tanto che si presentano“.
Le associazioni hanno rappresentato al prefetto questa situazione per intervenire positivamente su questo fenomeno indicando anche delle possibili soluzioni. Una rappresentanza di queste associazioni ha incontrato uno dei vice prefetti aggiunti esponendo la situazione, “ma non sono venute risposte che possano cambiare lo stato delle cose”.