
Lo spazio comune europeo si basa sulla solidarietà ed equa ripartizione tra gli Stati (art. 80 TFUE), per cui – un fenomeno complesso come quello migratorio – dovrebbe essere gestito applicando i principi fondanti dell’Unione Europea, al fine di distribuire equamente gli oneri da parte di tutti gli Stati membri.
La Sicilia è la frontiera d’Europa e il fenomeno di migratorio è in continua crescita: secondo le stime – solo per via del riscaldamento globale – almeno 216 milioni di persone nel mondo saranno costretti migrare entro il 2050.
Per tali ragioni, i continui sbarchi portano alla luce uno dei temi di cui si parla pochissimo: la questione delle normative europee per distribuire i richiedenti asilo all’interno dello spazio europeo.
La disciplina per l’esame della domanda diretta ad ottenere la protezione internazionale è contenuta nel cd. sistema Dublino, il Regolamento n. 604/13. Secondo il Regolamento, il Paese che deve prendere in carico la richiesta di protezione internazionale, deve essere il primo in cui il migrante è arrivato. Infatti, anche se il migrante intenda presentare domanda di protezione in un altro Stato, la competenza si radica nel Paese in cui il migrante è arrivato per via della registrazione avvenuta in frontiera in quello Stato.
Ma facciamo un passo indietro, il regolamento Dublino, ormai alla sua terza versione, nasce in un epoca storica completamente diversa da quella attuale: la prima versione è del 1990, periodo nel quale la presenza dei rifugiati a sud dell’Europa era quasi impercettibile.
La maggior parte dei migranti finivano cioè, per concentrarsi nei Paesi del centro nord Europa.
Vi era quindi uno “squilibrio” (imparagonabile però rispetto a quello attuale), in cui gli Stati del nord Europa si facevano carico di accogliere i migranti che lì maggiormente si concentravano.
Si rese quindi necessario, riequilibrare la presenza dei migranti fra i vari Stati UE.
Per questo nacque il Regolamento Dublino, il cui scopo era evidente: costringere i Paesi in cui i migranti non si fermavano, a “riprenderseli”.
Tale sistema però, si è rivelato fortemente inadeguato, poiché a causa “della regola del Paese di primo ingresso”, maggiori obblighi e responsabilità gravano solo su pochi Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia).
Nel corso degli anni, il Regolamento Dublino ha subito poche e irrilevanti modifiche: la ratio è far si che gli Stati rafforzino il proprio ruolo nel controllo delle frontiere, effettuando verifiche sull’immigrazione irregolare nello spazio europeo.
Il regolamento Dublino costituisce una delle cause di maggiore tensione fra gli stati membri, per questo, il 23 settembre 2020, la Commissione Europea ha presentato un nuovo patto su asilo e immigrazione che – nelle intenzioni della Commissione – dovrebbe rappresentare un nuovo inizio nella gestione dell’immigrazione.
Tuttavia, sebbene la Commissione proponga l’abrogazione del Regolamento, il sistema Dublino rimane sempre presente e i suoi criteri riproposti.
Attualmente dunque, un’eventuale ricollocazione dei migranti opera solo su base volontaria.