Elezioni regionali del 2001. Vincenzo Agostino si candida per l’Italia dei Valori. I voti non furono molti, ma il suo obiettivo era raggiunto: fare conoscere ai tanti le ombre sull’assassinio, per mano mafiosa, del figlio Nino – agente di polizia – e della moglie Ida Castelluccio, l’8 agosto 1989.
Vincenzo Agostino è morto oggi, all’età di 87 anni. Una lunga vita la sua, una vita da combattente. Il coraggio era la sua cifra. Sempre in prima linea, nel segno della legalità e nel solco della giustizia. Giustizia che ha sempre chiesto per l’uccisione del figlio e della nuora, incinta di qualche mese. Aveva denunciato da subito i tentativi di depistaggio.
Segno di quell’impegno incessante era la sua lunga barba bianca. Aveva detto che “non l’avrebbe più tagliata” fino a quando non sarebbe emersa la verità sui mandanti del duplice omicidio, sui silenzi e soprattutto sui depistaggi alle indagini.
Innamoratissimo di sua moglie, Augusta Schiera. Sempre al suo fianco fino alla morte della donna, nel febbraio 2019. Entrambi paladini di un impegno, eroi nella frontiera della coerenza. Parlavano a diverse generazioni, incontravano i giovani nelle scuole, in prima fila nelle manifestazioni per la legalità. Non c’era Vincenzo Agostino senza Augusta. E, quando la morte li ha separati, lui ha continuato a camminare sui passi di sempre anche nel nome della moglie.
Per l’ultima volta, la voce di Vincenzo Agostino ha tuonato forte in occasione dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Nel corso della conferenza stampa di magistrati e investigatori, ha preso la parola con la sua barba bianca per gridare la sua richiesta di verità e giustizia sulla morte del figlio. Gli ha risposto il Procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia: “Era, è e resterà il nostro massimo impegno quello di giungere a questo risultato. Nessuna delle vittime di mafia dovrà rimanere senza una risposta. Noi Stato abbiamo un debito nei confronti suoi“. E anche noi giovani, noi giornalisti, noi siciliani tutti abbiamo un debito nei suoi confronti, caro Vincenzo.