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mercoledì, 19 Marzo 2025
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Giornalisti in dialogo con la tecnologia: “Così comunichiamo la speranza raccontando la città”

Un evento formativo è stato promosso dall’Ufficio per le Comunicazioni sociali della diocesi di Palermo. Intervento dell'arcivescovo Lorefice. Presentate le esperienze di “Porta di Servizio” e de “Il Mediterraneo 24”. Coinvolto anche il RoboticsLab del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO – Continuare a dare voce alle persone che hanno bisogno di essere ascoltate perché portatrici di storie di speranza e di riscatto sociale. A partire da questo pensiero, sabato scorso, nella sala Lavitrano del palazzo arcivescovile, si è svolto l’incontro formativo per i giornalisti sul tema “Comunicare la speranza raccontando la città che parla”, moderato da Luigi Perollo, promosso dall’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali assieme all’UCSI e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Ad aprire e chiudere i lavori è stato, in maniera provocatoria, il robot semi-umanoide Pepper che ha dato l’input a una riflessione sul tema dell’intelligenza artificiale. In un mondo sempre in corsa in cui sempre più spesso le testate giornalistiche concentrano il loro lavoro sui fatti di cronaca che evidenziano il male diffuso esiste anche chi, in maniera coraggiosa, si sforza, ogni giorno, di raccontare quelle “buone notizie” di cui la società ha sempre più bisogno. A tal proposito sono state raccontate le esperienze delle testate giornalistiche “Porta di Servizio” e de “Il Mediterraneo 24”.
“Una buona comunicazione ci chiede di fermare la nostra corsa per pensare, valorizzare e raccontare la vita delle persone – ha detto l’arcivescovo Corrado Lorefice nel suo intervento -. La città è un concentrato di solidarietà e di bene ma anche di perdizione e tradimento della libertà in virtù dell’istinto predatorio degli uomini. Pertanto, è sempre più forte il bisogno di comunicare la speranza raccontando la città che parla nel suo anelito e grido di salvezza. I giornalisti nella loro missione possono contribuire in maniera significativa a dare voce a chi non ha voce. Per comunicare la speranza bisogna essere liberi e il giornalismo ha bisogno di questa libertà per raccontare l’umanità che soffre, che si rialza e che gioisce. Oggi, la scienza ci offre strumenti che possono essere preziosi se ben utilizzati per obiettivi importanti”.

“Spesso mi sono interrogato su che cosa significhi essere un giornalista cattolico – ha affermato Roberto Immesi, giornalista di Porta di Servizio -. Non siamo soltanto buoni cittadini che rispettiamo le regole. Come dice Papa Francesco il mestiere può diventare una vocazione e una missione che, in alcuni casi, cerca di creare ponti nella società. Porta di Servizio, con un’attenzione specifica agli eventi della chiesa, cerca con punti vista diversi, di fare emergere i fatti positivi della nostra città. Questo significa rispettare le persone, le fonti e le conseguenze di ciò che si racconta”. Immesi ha fatto eco all’intevento del direttore, Michelangelo Nasca, che ha messo a fuoco la mission del giornale online, cioè offrire uno strumento a servizio delle comunità ecclesiali.
Poi, l’esperienza promossa dalla nostra impresa sociale, “Il Mediterraneo”, con i suoi due canali: “IlMediterraneo24.it e TerraMatta Tv, “nati per promuovere un giornalismo diverso che rispondesse ai bisogni forti della nostra società”, ha sottolineato Filippo Passantino, cofondatore e direttore della testata giornalistica. Che ha aggiunto: “Ci siamo resi conto che c’è uno spaccato delle città e delle periferie che non viene raccontato. Oltre alla cronaca nera esiste e va dato il giusto risalto alle buone notizie che trasmettono fiducia e speranza. Per esempio con laboratori – dedicati ai giovani di Brancaccio, Zen e Ballarò –, abbiamo coniugato l’informazione e la formazione sui temi sociali. Sia con il giornale che con la piattaforma di condivisione dei video stiamo sviluppando il giornalismo di comunità con un attenzione all’innovazione per offrire uno strumento alla città e alle suo compenenti che vivono condizioni di svantaggio sociale”.

Dopo le performance del robot Pepper è intervenuto il professor Antonio Chella, direttore del RoboticsLab del dipartimento di Ingegneria di UniPa: “Abbiamo dotato il nostro robot di dati che possono farlo interagire con noi – ha sottolineato -. La tecnologia se usata bene e con saggezza può aiutarci a trasmettere la parte migliore di noi stessi. Noi utilizziamo il sistema nell’ambito della robotica sociale in alcuni ambiti specifici. Per esempio alcuni benefici sono stati ottenuti per le persone autistiche”. “Oggi siamo pienamente dentro la sfida tecnologica – ha detto infine don Arturo Grasso, direttore dell’Ufficio regionale per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale siciliana – e dobbiamo impegnarci alla luce, però, di tutti i nostri principi etici con alto senso di responsabilità”.

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