Kirolos è il presidente, la sua K è la prima lettera di quella che è un’impresa sociale multiculturale nata da giovani rifugiati a Palermo: Kirmal. Parla al Festival delle letterature migranti. Ripercorre le tappe del progetto condiviso con altri 5 coetanei provenienti da diverse parti del mondo. Si occupa e si occuperà di ristorazione e di turismo. Declina l’accoglienza come “incontro tra culture”.
Nato nell’ambito del progetto “Voci del verbo viaggiare-accoglienza Mediterranea”, l’obiettivo di Kirmal è contribuire allo sviluppo di Palermo con le proprie attività. Il gruppo è composto da giovani africani e da un palermitano. Ai fornelli c’è un cuoco-musicista, uno dei ragazzi del team si occupa di comunicazione. Al centro del loro progetto, non solo il cibo, ma anche le loro storie personali che narrano a chi si accosta alle loro pietanze. Per formarsi, il team ha affrontato tirocini e percosi di formazione. Il primo grande appuntamento una cena narrativa, che ha avuto un grande numero di ingressi.
La cena narrativa
I ragazzi di Kirmal cucinano alcuni piatti dei loro Paesi: dal Koshari, egiziono, al Mafè, senegalese. Durante la cena narrativa, mettono in scena anche skatch dove presentano le modalità di preparazione, nella cornice di una storia narrata e rappresentata. Il debutto è arrivato proprio con una cena narrativa, prima del lockdown. Tra un planning e l’altro, in quei giorni, i giovani si sono dedicati anche alla solidarietà in collaborazione con il Centro diaconale La Noce, mettendosi ai fornelli per preparare il cibo per le persone più povere del quartiere. “Lavoravamo da casa, facendo formazione e creando storie. Ma nel frattempo abbiamo avuto quell’idea. Da subito, un progetto di restituzione dell’accoglienza ricevuta”. Una la strategia per “far crescere la nostra azienza”, spiega Kirolos: “Tutti dobbiamo saper fare tutto”.
I progetti per il futuro
Cuore delle attività di Kirmal resterà la cena narrativa. Ma si affiancheranno anche altre iniziative. Al momento, è in corso una collaborazione con Wonderful Italy, lavorando all’accoglienza turistica. “Ballarò, Foro Italico, l’Albergheria con cibi diversi, persone da tante naqzionalità: per me è la migliore sintesi di Palermo”. La speranza per il futuro? “Crescere come impresa e poter offrire lavoro anche ai palermitani”.