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Il lavoro di “Cuore che vede” con le famiglie dello Sperone: tra dispersione scolastica ed esecuzione esterna di pena

L'omicidio mafioso di qualche giorno fa non ha fermato il lavoro di associazioni, scuole e parrocchie del quartiere. Diversi sono i progetti in corso. Tra questi, appena avviato, un gruppo di auto-aiuto per i familiari di chi ha problemi di dipendenze

Lilia Ricca
Lilia Ricca
Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione per le Culture e le Arti all'Università degli Studi di Palermo, con un master in Editoria e Produzione Musicale all'Università IULM di Milano. Si occupa di cultura, turismo e spettacoli per diverse testate online e da addetto stampa. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24"
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PALERMO. L’omicidio mafioso di qualche giorno fa allo Sperone ha scosso l’intera comunità del quartiere alla periferia sud-est della città, ma non si arresta però, incessante, il lavoro fatto da associazioni, scuole e parrocchie, per il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica dei più giovani.

Attività di sostegno e aiuto per le famiglie. O di persone in esecuzione esterna di pena. È la parte buona delle periferie. Che sono prima di tutto umane più che fisiche.

È il caso dell’associazione di volontariato Cuore che vede, di Giuseppe Sclafani, da 15 anni impegnata nella periferia sud-est della città, che abbraccia i quartieri Sperone, Brancaccio, Romagnolo e Sant’Erasmo. “Lavoriamo per aiutare le famiglie in difficoltà, i ragazzi in dispersione scolastica, gli adolescenti. E ci sforziamo di dare il nostro contributo al miglioramento della vita della città, ma non è così facile”, dichiara Sclafani.

“Facciamo la nostra parte in rete. Questi fatti scuotono. Sono dei campanelli d’allarme che mostrano la situazione di degrado morale e civile in cui vivono i nostri quartieri. Ogni tanto suonano questi campanelli per allertarci che qualcosa non va bene. Quello che bisogna fare, sempre di più e meglio, è che tutte le Istituzioni siano unite in questo servizio, per migliorare e promuovere la vita civile dei nostri quartieri.

Tutti uniti nel fronteggiare questo male comune. Il male è forte, in parte sfugge. Ci sono persone che sfuggono alle attenzioni della chiesa, della scuola e non vogliono farsi aiutare. Di fronte a queste persone si può fare poco”.

Ieri sera, nella sede di Cuore che vede (via Cirincione 58), l’avvio degli incontri con un gruppo di auto-aiuto rivolto ai familiari di persone con problemi di dipendenze, guidato da Monica Garraffa, che sarà attivo ogni martedì dalle 17 alle 19, con una partecipazione libera. L’attività organizzata dalla cooperativa Al Revés rientra nel progetto “Fuori dal giro” sostenuto dal Comune di Palermo e realizzato da un partenariato di enti, con l’Opera Don Calabria come capofila.

L’associazione Cuore che vede sta preparando, con l’Istruzione Familiare, 18 tra ragazze e ragazzi, agli esami di terza media. “Contrastiamo così la povertà educativa e la dispersione scolastica dice Sclafani -. Come ogni anno, diamo questo aiuto alle scuole e alle famiglie”. Un cineforum e delle gite nei dintorni di Palermo arricchiranno questa esperienza formativa ed educativa per i ragazzi.

“Parecchi di loro non dormono la notte, la mattina vanno a letto tardi e la mattina non vanno a scuola. Diversi hanno preso il vizio del fumo o hanno tendenze al bullismo e ad atteggiamenti esibizionistici. Tipiche difficoltà degli adolescenti”, spiega Sclafani.

In gran parte provengono dalla scuola Franchetti. Uno viene addirittura dallo Zen. Altri dalla Don Milani, dalla Don Pino Puglisi e dalla Roncalli-Rita Borsellino.

Sono contesti che profumano di vita e amore, quelli creati da Cuore che vede, dove la parola “cura” è la parola d’ordine.

Un’altra attività che impegna Cuore che vede è l’affidamento di 55 persone in esecuzione penale esterna. “Sono persone inserite nelle nostre sedi operative dell’associazione. Si rendono disponibili alla cura del bene comune e al servizio del prossimospiega Sclafani -. Come nel parco giochi dedicato al ‘Beato Don Pino Puglisi’ e al campetto ‘3P’. O nella sede della distribuzione alimentare. Un gruppo nutrito invece fa vigilanza e pulizia oppure sostegno ai ragazzi del doposcuola e agli adolescenti che studiano per l’Istruzione Familiare”.

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