PALERMO. La morte di Giulio Zavatteri a 19 anni. La realtà di Ballarò che conosciamo, ma che facciamo finta di non vedere. Il discorso tuonante dell’Arcivescovo Lorefice durante il festino di Santa Rosalia. La donna che ruba bambini che fa il giro di Facebook, poi arrestata perché rubava per comprare il crack. Tutti pezzi dello stesso puzzle che da mesi Palermo e la gran parte dei palermitani e delle palermitane si rifiutano di guardare e mettere insieme. Per fortuna c’è chi lo ha fatto e ha messo le proprie competenze a disposizione della cittadinanza per debellare questo male, magari alla radice.
La storia di Giulio
Da tempo all’attenzione delle realtà associative che operano nel quartiere di Ballarò, il momento in cui esplode quella che oggi viene definita “emergenza crack” è probabilmente da individuarsi proprio nella morte di Giulio Zavatteri: un giovane di 19 anni che da 5 anni tentava, con l’aiuto della famiglia e degli amici, di venire fuori dal tunnel della dipendenza, ma che, il 15 settembre 2022 muore di overdose.
Se c’è un numero più allarmante di quello del numero di vittime, è quello dell’età delle stesse: perché il crack viene iniziato a consumare già da tredicenni, a cui la prima dose viene regalata insieme alla cannabis. Il costo ridotto di questa droga e il suo effetto per un breve lasso di tempo fanno il resto, aumentando esponenzialmente le capacità di creare dipendenza. E così a Giulio sono seguiti Annina, Serena, Diego, Noemi, solo per citare i casi più noti alle cronache.
La microcriminalità
Se nel corso della pandemia il costo di una dose di crack era sceso a 5 euro, ricominciando a salire ha portato a un aumento dei reati di microcriminalità, come i furti registratisi in diversi supermercati o all’interno della facoltà di Giurisprudenza, compiuti da persone in evidente stato di alterazione. E così si finisce per guardare il dito, piuttosto che la luna, indignandosi per la poca sicurezza e chiedendo investimenti su questa, piuttosto che guardare più in profondità.
Una città che si risveglia
Qualcuno sta provando a dare una svolta alla situazione. Così, il 4 novembre scorso un corteo si è mosso proprio fra le strade di Ballarò e dell’Albergheria, in quelle stesse strade sui cui marciapiedi in qualsiasi ora del giorno e della notte è possibile trovare persone accasciate dopo l’assunzione di una dose. Al corteo hanno preso parte le diverse realtà culturali, istituzionali e religiose operanti nel quartiere, per dire che la soluzione al disagio non è la droga, ma la comunità.
C’è poi stato a marzo il concerto al Teatro Massimo che ha raccolto 30 mila euro di fondi per la creazione di un centro di prima accoglienza per ragazzi con dipendenza da droghe. Tutti eventi che hanno colpito per lo più persone interessate alla tematica. Fino alla sera del 14 luglio, quando, nel mezzo della sfilata del carro di Santa Rosalia, l’Arcivescovo Lorefice ha gridato contro la nuova peste che sta attanagliando Palermo negli ultimi mesi: «Dobbiamo aprire gli occhi, non dobbiamo avere paura. La mafia vuole 5 euro a dose. I nostri figli vengono illusi. Chi usa droga rimpingua le tasche della mafia».
Dalla dipendenza all’interdipendenza: un disegno di legge contro le droghe
Laddove solitamente si gioca a fare a scaricabarile, nel circolo virtuoso creatosi attorno a Ballarò è intervenuto anche il Corso di Laurea in Giurisprudenza. 18 studenti di quarto e quinto anno – coordinati dalla prof.ssa Clelia Bartoli, docente del corso di Deontologia, sociologia e critica del diritto – hanno iniziato a marzo un percorso conoscitivo del mondo delle dipendenze e del loro contrasto. Tale percorso li ha condotti all’elaborazione di una bozza di disegno di legge presentata all’Assemblea Regionale Siciliana.
Scopo del ddl quello di «realizzare un sistema integrato e diffuso di interventi sociosanitari ed educativi in materia di dipendenze patologiche teso alla prevenzione, alla cura, alla riduzione dei danni e limitazione dei rischi, nonché alla creazione di percorsi ed ambienti adeguati al supporto reciproco, alla riabilitazione e all’inclusione sociale». Durante tutta la durata del secondo semestre gli studenti hanno analizzato il tema della diffusione delle dipendenze patologiche, grazie anche a realtà come “La casa di Giulio”, “SOS Ballarò”.
Il ddl frutto del corso a maggio è stato presentato sia all’ARS sia nel corso di una conferenza stampa tenutasi nell’ex cinema Edison, oggi aula del Dipartimento di Giurisprudenza, nel cuore di Ballarò. A significare che la rinascita dei quartieri popolari può avvenire solo dal loro interno, grazie al coraggio di non voltarsi dall’altra parte che tutti noi cittadini possiamo e dobbiamo avere.