Patrizia Carollo
PALERMO
1° aprile 2022, il pesce d’aprile più bello. Se per pesce d’aprile, non s’intende necessariamente una burla, ma una graditissima sorpresa sopraggiunta nella nostra vita, per donarci un sorriso formato mondo. Quest’oggi è, infatti, giunta al mio indirizzo di casa, una lettera dalla Segreteria di Stato del Vaticano, per la quale ho subito messo i figli e il marito in raccolta, affinché la gioia fosse di famiglia. Ma della quale voglio darne testimonianza, perché resti un momento felice per quante più persone desiderano, e per la nostra città di Palermo.
Papa Francesco ha, infatti, ricevuto la mia, scritta d’impeto, per le sorti di fratel Biagio Conte, il missionario francescano fondatore della Missione di Speranza e Carità a Palermo, a rischio vita, nelle scorse settimane, per il suo immolarsi, con un drastico digiuno penitenziale, per i mali della società. A voi, innanzitutto, stralci della lettera scritta il 22 febbraio c.a., e giunta in Vaticano grazie all’intercessione proprio de il Mediterraneo24 e di una carissima giornalista, M. Palmisano, di Alberobello, ormai amiche via web.
“Sua Santità, spero le pervenga questa mia. Ho necessità di darle delle notizie su fratel Biagio Conte, fondatore della Missione “Speranza e Carità” per i “fratelli ultimi” di Palermo, che lei ha onorato della Sua presenza il 15 settembre del 2018. Fratel Biagio ha cominciato un cammino penitenziale, di digiuno e preghiera. Dal 9 di luglio del 2021, sosta, in eremitaggio, in una grotta del palermitano. Come unico nutrimento ha avuto pane ed acqua, insieme alla Parola di Dio che “spezzettava” per sé e per quanti visitatori salivano al monte a trovarlo. Da circa 15 giorni ha eliminato anche il pane ed è rimasta solo l’eucarestia. Biagio si augura che questo gesto così estremo possa essere d’aiuto “per svegliare le coscienze, e che possa esser messa la parola fine a tutti i mali e le ingiustizie che stanno schiacciando il mondo, allontanandolo dalla Legge del suo Creatore”.
[…]
Nella sua vita, fratel Biagio ha fatto del bene a centinaia, migliaia di persone. Poveri, diseredati, scampati alle guerre, alle torture, alla droga, all’alcol, uomini e donne abbandonati dalla famiglia, senza più una casa, di che mangiare, di che vestirsi, senza più un credo. Il missionario laico, insieme all’instancabile don Pino Vitrano, al medico Francesco Russo, alle sorelle consacrate e a tutti i volontari, li ha ristorati, accolti, accuditi, accompagnati anche a riaffidarsi a Dio. Ha viaggiato anche per anni, a piedi, con la croce, per l’Europa, per portare pace e speranza.
E varie volte, nel suo operare, ha usato la forma della “protesta silenziosa”, del digiuno, per accendere o infuocare i cuori degli ignavi, delle Istituzioni, e di tutti quanti noi, che siamo Sì con lui in cammino, nel desiderio di “santità” ognuno nel proprio ambito (chi nel lavoro, chi in famiglia, chi in società…) ma non ci distacchiamo mai troppo dalle nostre “croci” o responsabilità quotidiane. In questo modus vivendi o operandi (per il bene della collettività, a singhiozzo) anche di tutti coloro che possono definirsi suoi amici, e costatando quanto il mondo stia andando allo sfascio e con esso le coscienze dei più, Biagio ha messo giù le braccia, e la sua Speranza è divenuto Sacrificio. Ed oggi, rischia, concretamente, la vita. È disposto a darla al mondo intero, ad andare al Creatore. È molto debilitato, non riesce più ad alzarsi dal cantuccio dove sta, continua a pregare, e continua a richiedere preghiere.
Con quest’umile lettera, amato Papa Francesco, le chiediamo consiglio. […] Speriamo che lei, Sua Santità, possa, con infinita bontà, donargli un suo messaggio, di fede, di fratellanza, perché possa, questo, dargli ristoro. […] Nel nome di Gesù, le chiedo d’accogliere, frattanto, questa mia…”.
Dalla Segreteria di Stato della Santa Sede, per mano dell’arcivescovo cattolico venezuelano, Edgar Pena Parra, Sostituto per gli affari generali ci è, il 1° di Aprile, giunta la sotto riportata lettera…
La lettera del Santo Padre riempie d’emozione, perché il Sommo Pontefice ha trovato il tempo per rispondere anche a noi, ultime pecorelle del suo gregge, e fare comunione con fratel Biagio, che, nel frattempo, è sceso dal monte, ha smesso il digiuno e va lentamente riprendendosi.
Il missionario ha compreso, infatti, che non è giunta l’ora della dipartita, e che il Signore lo chiama, ancora, a dare la sua vita per i deboli, in terra. Noi tutti, che abbiamo pregato e sofferto al sol pensiero ci lasciasse soli nella preghiera, non possiamo, oggi, che gioire e far festa. E vivere, serenamente (per quanto paia un torto dirlo, dinanzi a tutte le morti ingrate di quest’insensata guerra, e dinanzi a tutte le sciagure mondiali) la santa Pasqua, anche di resurrezione dei cuori.
La vita è, del resto, un lampo per tutti. Ma se stiamo in comunione, con Gesù al centro (e il nostro amato Papa Francesco, è per noi, “in persona Christi”), siamo già nell’eterno, e possiamo testimoniare, in cordata, l’aria del Cielo, dando conforto e buone parole a quanti stanno nello sconforto. Nessuno è esente dal poter cambiare la vita degli altri, in positivo. Occorre aver fede, speranza, carità. Ognuno di noi, può fare la sua parte!