PALERMO. Caterina, Carmela, Maria Pia, Veronica, Fiamma non ci hanno pensato due volte e come i loro figli anche loro hanno voluto scrivere una lettera. Se i bambini nei loro elaborati hanno dato voce alla difesa della pace, dell’ambiente, le mamme dello Sperone – che hanno partecipato al progetto “Natale in periferia tra famiglia e territorio” promosso dal Comune di Palermo e organizzato dall’Associazione “Castello e Parco di Maredolce” – hanno dato parole al coraggio di guardare avanti, di sognare, come scrivono nella loro lettera appello alle istituzioni “uno Sperone ed un futuro migliore per i nostri figli”. Lo hanno fatto il 6 gennaio, il giorno dell’Epifania che, come recita, un vecchio detto, “tutte le feste si porta via”. Loro hanno invece paura che dopo questi dieci giorni trascorsi insieme, dal 21 dicembre al 6 gennaio, i cui i loro figli sono stati impegnati in laboratori ludico-didattici, che tutto ritorni nell’indifferenza quotidiana di una periferia sempre più lasciata ai margini.
“Ringraziamo il Comune di Palermo di averci dato questa opportunità – scrivono – e chiediamo di prolungare queste esperienze per poter stare tutti insieme”. Usano una parola “gentilmente” che stride con la realtà drammatica e triste in cui vivono, “senza neanche un piccolo parco giochi”, dove possano incontrarsi mamme e bambini, come invece accade nell’“altra” Palermo. Scrivono “gentilmente chiediamo che tutti questi progetti possano dare spazio ai nostri bambini , anzi a tutti bambini del quartiere Brancaccio, Sperone”. Il progetto è stato l’occasione per conoscersi, incontrarsi e confrontarsi. “Noi mamme abbiamo collaborato e ci siamo svagate lasciando a casa di ognuna di noi i nostri pensieri, ma soprattutto i nostri problemi”.
Per Luana Giglio, giovane mamma di un bimbo di sei anni, autistico, è stata “un’esperienza bellissima perchè mio figlio è stato insieme agli altri bambini a cui ho spiegato i suoi problemi e lo hanno accolto”. Si è sentita meno sola, Luana che ogni giorno attraversa tutta la città, dallo Sperone alla polisportiva in via Belgio o alla Favorita per far fare a suo figlio nuoto o ippoterapia. “Sono molte le mamme che tengono in casa i figli che hanno problemi di disabilità perchè non sanno come fare, a chi rivolgersi”. Il progetto, “Natale in periferia tra famiglia e territorio”, ha acceso una luce. “È nella mission della nostra associazione – ha detto il presidente dell’associazione di Maredolce, Mimmo Ortolano – promuovere e svolgere un compito educativo nel territorio di Brancaccio e dello Sperone. Ed è stata una bella soddisfazione vedere che i bambini ed i loro genitori volevano restare oltre le 18, l’orario previsto di chiusura dei laboratori perché sono stati bene”.
Dal 21 dicembre al 6 gennaio, al di là delle barriere e degli stereotipi culturali e sociali, famiglie e territorio insieme per la rinascita del quartiere, partendo dai più piccoli. “Per lo Sperone, una commessa vincente – ha sottolineato Giusi Scafidi, responsabile del progetto – perché è impossibile pensare che le periferie siano irrecuperabili. Occorre avviare un partenariato forte tra le parti sociali, privati e l’amministrazione per iniziare un percorso di progettazione, recupero degli spazi urbani lasciati al degrado”. Alberi di Natale realizzati in cartapesta, presepi in argilla e decorazioni sono stati realizzati grazie all’impegno di Pino Russo, presidente dell’APS “Terre buone- ceramiche d’arte”, alla maestra in decorazione, Roberta Garofalo. La direzione artistica è stata affidata a Irene Manno, educatrice ed animatrice che ha anche coinvolto i piccoli protagonisti in attività di musica e canti. Alla festa di chiusura del progetto “Natale in periferia tra famiglie e territorio” , è intervenuta Carolina Varchi, vicesindaco con la fascia tricolore da primo cittadino che ha sottolineato il percorso d’impegno intrapreso da questa amministrazione comunale “perché si smetta di parlare di centro e di periferia, perché – chiosa – Palermo è una e non ci sono cittadini di seria A e di serie B: E noi – continua – tra breve avvieremo un vero e proprio decentramento amministrativo nelle 8 circoscrizioni per offrire ai cittadini un servizio di prossimità così da evitare che si debbano recare nelle sede centrali degli uffici comunali”.
Giuseppe Federico, presidente della 2^Circoscrizione, ha sollecitato, in occasione del 30esimo anniversario dell’assassinio di Padre Pino Puglisi, a Brancaccio, la riapertura dell’auditorium dedicato al piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso dalla mafia, chiuso dal 2004. Un gesto di riscatto che la città intera aspetta da ben 19 anni.
Nella sala dell’associazione “Tempo Libero” dove si sono svolti i laboratori, i bambini cantano la canzone manifesto del trio Morandi, Ruggeri, Tozzi “Si può fare di più”. Luana scuote la testa e dice bassa voce “Ecco che cosa intendo. Si può dare e si può fare di più, basta volerlo”. La lettera-appello termina con l’augurio di “pace e serenità che manca da un po’ di anni. Per un padre è brutto non avere un lavoro dignitoso. Grazie. Le mamme”. Ed è un pugno che arriva dritto allo stomaco.