Prendono sempre più forma i corsi di laurea dell’anno Accademico 2020/2021 dell’Università di Palermo, tra cui quello specialistico in “Migrazioni, Diritti, Integrazione”. “Sarà possibile iscriversi regolarmente fino al 30 settembre e anche dopo, pagando una piccola sovrattassa” – afferma il coordinatore del corso di laurea, Massimo Starita -. Il corso ha la durata di due anni, non ci sarà obbligo di frequenza e sarà possibile optare per la modalità di didattica a distanza, ma l’aspetto più caratterizzante del corso è senza dubbio il fatto che la metà degli insegnamenti siano in inglese; questo non per spirito di subalternità, ma in quanto la lingua inglese si presta come strumento indispensabile per riuscire a cogliere le categorie giuridiche ed extra-giuridiche di un percorso così articolato ed interdisciplinare”.
Il rapporto tra teoria e pratica potrà essere garantito attraverso la centralità dei laboratori di Progettazione Europea e di Comunicazione Linguistica. “Riuscire ad affrontare certe tematiche nell’ambito accademico è già esso stesso un atto politico, nell’accezione più ampia del termine – sottoline Starita -; pur essendoci visioni differenti anche tra noi docenti, l’aspetto da cogliere è proprio il taglio critico e di dialogo aperto alla società e agli aspetti del sociale”.
Aldo Schiavello, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, spiega da dove sia nata l’idea del corso, proprio in seguito ad un finanziamento per il riconoscimento del Dipartimento di Giurisprudenza tra i centri di eccellenza delle Università italiane, e si sofferma sulla “multidisciplinarietà tra quelle categorie del sapere che possano permettere di dare ampio respiro al diritto, rendendolo vivo al di là di ogni mero tecnicismo accademico e fruibile al dialogo con la società globalizzata e complessa di oggi”.
Gli fa eco Clelia Bartoli, ricercatrice di Filosofia del Diritto all’Università di Palermo: “Non a caso siamo qui a presentare il corso in questo spazio sociale e non in un’aula universitaria; miriamo ad un metodo educativo ed empirico dello studio del diritto, ad una epistemologia del fare che permetta di imparare facendo, e che possa combattere l’immobilismo e la passività che a volte caratterizzano la conoscenza stessa in questi settori, creando degli ‘efficienti funzionali’ che possano quasi fungere da ‘cani da guardia’ del sistema stesso”.
Il taglio critico sembra essere il fulcro del corso di laurea, aprendo alla possibilità di una metodologia didattica che non si fermi alle lezioni frontali ma anche a modalità più partecipate. “Usare a volte il diritto ‘contro’ il diritto stesso, in modo da favorirne l’evoluzione e l’apertura a quella complessità del reale che possa arricchirne l’approccio creando delle alleanze con le realtà stesse”, aggiunge Bartoli, che conclude citando Danilo Dolci nel provare ad accettare le contraddizioni e a “non nascondere l’assurdo che fa parte del mondo”.
La presentazione è continuata con l’intervento di Daniele Papa, avvocato e presidente di Cledu – Clinica dei Diritti Umani – che si occupa di offrire un aiuto ed un sostegno legale attraverso uno sportello giuridico di ascolto aperto alla variegata realtà palermitana e a quella creazione di sinergia con realtà associative che operano nel territorio locale, quali Moltivolti stessa e Arci.
Alessandra Sciurba, ricercatrice all’Università di Palermo, nel suo intervento ha infine voluto rimarcare la grande strumentalizzazione su temi quali immigrazione ed integrazione, volendo confermare l’importanza di un impegno universitario per proporre una visione più approfondita sul tema attraverso un approccio sistemico e non solo accademico, che possa prevedere spazi di interazione che, a specchio, riportino al complesso tema identitario e alla pensabilità stessa dei diritti umani in chiave sociale e politica.
A conclusione dell’incontro, molto partecipato, numerose le domande e le richieste dei presenti, a conferma dell’attenzione e della centralità dell’argomento in una società contemporanea sempre più articolata e multiforme come la nostra.
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