PALERMO. C’è spazio per Moltivolti, per il Cre.zi Plus, per il progetto sociale di Danisinni, per il Laboratorio Zen Insieme nella Palermo “aumentata” delineata da Maurizio Carta, docente di urbanistica del Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo, nel libro pubblicato assieme ai componenti e agli studenti della scuola urbanistica. Un percorso con testi e immagini negli ultimi vent’anni di studio e lavoro sulla città.
Il libro dal titolo, “Palermo, biografia progettuale di una città aumentata”, racconta la storia urbanistica del capoluogo siciliano come meta-città composta di città diverse che si confrontano. E ne declina alcuni aspetti attraverso un corposo Atlante che la analizza e interpreta come una città aumentata. Viene presentato un ampio impianto propositivo di visioni e strategie e 51 azioni concrete, che compongono l‘Agenda Palermo +20 per lo sviluppo sostenibile dei prossimi venti anni. Infine, vengono presentati 91 Prototipi di futuro possibile, progetti di conservazione, innovazione e trasformazione di alcune parti di città che fungono da esemplificazioni di soluzioni su cui discutere e sperimentare.
Un libro costruito attraverso il doppio registro della biografia e del progetto, del racconto e della proposta, che entra nel dibattito pubblico cittadino nell’orizzonte delle scelte per il futuro di Palermo. Un libro che racconta gli ultimi 20 anni di Palermo attraverso una intensa attività di didattica, ricerca e azione e che traguarda la città dei prossimi anni proponendo scenari di futuro, strategie di sviluppo e progetti di rigenerazione e per nuove funzioni che possano portare Palermo verso il 2040.
Perché Palermo è una “città aumentata”
“Una città aumentata è una città che è in grado di amplificare le sue qualità e i talenti dei suoi abitanti e può estendere le opportunità che offre alle persone che l’abitano o a quelle che l’attraversano – spiega Carta -: è un po’ come la realtà aumentata che non si sostituisce alla realtà, ma aggiunge, in quel caso, strati di informazione, di percezione, di emozione. Una città aumentata è una città che rimane la città di cui stiamo discutendo, ma aggiunge degli elementi che, per esempio, riguardano la capacità di riconoscere in tempo reale i problemi; aggiunge creatività e resilienza, quindi capacità di resistere alle crisi. Insomma, si arricchisce di alcune componenti che permettono nella loro interazione di renderla una città più vivibile“. Secondo il docente Palermo è “una città fatta di contrappunti”. “Un contrappunto è una nota apparentemente dissonante. Nella grandezza di una composizione musicale, il contrappunto serve per aggiungere un registro diverso, un linguaggio diverso, una sonorità diversa che rende molto più potente l’armonia conseguente. Io credo che sia una città di contrappunti. Palermo è capace di far risuonare in armonia questi suoni“.
La Palermo impegnata nel sociale
Una Palermo in dialogo con le altre Palermo è quella delle realtà impegnate nel sociale. Una dimensione che sta nell’intersezione tra l’innovazione sociale e l’innovazione culturale, spesso messe insieme. E quindi il riferimento è a centri culturali come Cre.Zi. Plus, che offrono un “potente servizio sociale anche al quartiere” oppure iniziative direttamente sociali come quelle di Danisinni o del Laboratorio Zen Insieme, che utilizzano spesso l’arte, la cultura e il teatro come medium per interagire con la comunità. Realtà che Carta considera “sensori efficaci delle fragilità delle comunità cui fanno riferimento”. “Messe tutte insieme, aiutano a costruire un atlante eterotopico di Palermo – osserva Carta -. Queste realtà sanno ascoltare, sanno dialogare con loro, sanno percepire anche i messaggi non verbali o i segnali deboli, perché convivono con quelle comunità. Non sono soggetti esterni. Permettono di capire da vicino quali sono le vere criticità. Sono anche degli stimolatori di reazione, sono dei facilitatori di soluzione. Quindi sono veramente delle componenti preziosissime per il lavoro di militanza, ma anche di empowerment, di responsabilizzazione che fanno nei confronti delle comunià“.
Il ruolo delle periferie nella Palermo “aumentata”
Soffermandosi su queste iniziative sociali, il docente spiega, inoltre, che soprattutto oggi “non si possono più accontentare soltanto di essere un approccio compassionevole o attivo nei confronti della fragilità”. “Pretendono un nuovo spazio urbano. Sono arrivate alla maturazione del fatto che alcune delle criticità, alcune delle fragilità delle comunità con cui lavorano non si possono risolvere soltanto con delle politiche sociali, con politiche economiche e del lavoro“. Ma – avverte – “serve anche un nuovo tipo di spazio, uno spazio pubblico più inclusivo, uno spazio scolastico non soltanto delimitato dagli orari e dalle funzioni tradizionali, serve uno spazio domestico molto più complesso”. “Tutto questo punto richiede un nuovo spartito, per me urbanista un nuovo piano, un nuovo disegno della città che sia fatto di alcuni grandi scenari, di alcune grandi visioni. Ma che, poi, riesca ad atterrare nei problemi delle parti più complesse della città“. Tra queste, le pariferie che, secondo Carta, dovrebbero trasformarsi da luoghi dell’abitare a luoghi del lavoro, luoghi delle attività educative e delle attività culturali. “Il fatto che il Teatro Massimo abbia portato e tornerà a portare a Danisinni il teatro è un elemento fondamentale di questa strategia urbanistica“.