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giovedì, 22 Maggio 2025
SpecialiIo, palermitano da sempre: storia di una lotta sociale tra italianità e invisibilità

Io, palermitano da sempre: storia di una lotta sociale tra italianità e invisibilità

Stefano Edward Puvanendrarajah racconta la propria esperienza di giovane, nato in Italia, in una famiglia di origine dello Sri Lanka. E presenta gli esiti della sua tesi di laurea magistrale in comunicazione pubblica "L'Italia s'è desta?"

Stefano Edward Puvanendrarajah
Stefano Edward Puvanendrarajah
Laureato in Comunicazione Pubblica, d’impresa e pubblicità presso l’Università di Palermo e digital marketing specialist. Racconta le realtà associative che si occupano del sociale in Sicilia e la vita quotidiana delle comunità migranti siciliane, utilizzando i nuovi media
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Stefano Edward

Nell’arco degli anni ho potuto sperimentare numerose esperienze, talvolta spiacevoli, talaltre piene di gioia che mi hanno portato a vivere una vita similare a un personaggio pirandelliano che si avvicina al Mattia Pascal. Il Perché? Sono nato e cresciuto in Italia, in questa città, Palermo, che nonostante la sua multiculturalità secolare  ha espresso in certi momenti delle ambiguità. Non sono un “immigrato”, non provengo da un paese terzo pur avendo un background di origine migrante grazie alla preziosa cultura tamil che mi dona una doppia identità cultrale eppure per la società ero etichettato come “extracomunitario”, “persona di colore”, “giovane straniero” e altro ancora. Insomma, io esisto, sono stato italiano da sempre eppure nei contesti burocratici, sociali, lavorativi e scolastici ero considerato “straniero a tutti gli effetti” quasi come se non esistessi.

In una seconda fase, la fase dell’attivismo dove ho voluto dar voce agli oppressi, agli ultimi e alle generazioni “invisibili” tramite il lavoro di networking grazie alla piena fiducia delle associazioni della comunità tamil, ho lottato e promosso le istanze concernenti i diritti umani, la cittadinanza, l’integrazione e la partecipazione.

Una fase in cui ho potuto altresì constatare poco entusiasmo tra i giovani, forse sfiduciati dal sistema politico-burocratico dopo aver patito numerose ingiustizie con tanti postumi che li spinge verso altre mete europee causando il fenomeno della “fuga dei cervelli” che aggrava il nostro meridione.

Infine, quasi come se vi fosse una effettiva tripartizione della mia evoluzione di vita, vi è stata la terza fase, quella attualmente in corso, in cui grazie alla “maturità accademica” dovuta all’impegno e alla passione nei confronti delle varie tipologie di sociologie attinenti alla politica, ai social media e ai fenomeni criminogeni della nostra società ho voluto analizzare le tematiche riguardanti il mondo delle seconde generazioni e l’immigrazione.

Considerando gli ultimi sviluppi mediatici in merito alla tematica riforma di cittadinanza e partecipazione dei “nuovi italiani” ho voluto approfondire tale argomento in una ricerca di tesi prendendo spunto dalle esperienze di vita personali e gli approfondimenti maturati grazie al progetto europeo “OLTRE Oltre l’orizzonte. Contro-narrazioni dai margini al centro” di cui le referenti erano le professoresse Marilena Macaluso e Marianna Siino dell’Università degli studi di Palermo dove ho conosciuto tanti ragazzi e ragazze di seconda generazione provenienti dalle diverse regioni italiane raccontando tramite i social le contro narrazioni riguardanti l’islamofobia, la xenofobia, il razzismo complessivo e le tante problematiche che affliggono la nostra generazione.

Ho voluto creare un titolo provocatorio che potesse a primo impatto prendere l’attenzione di chi legge il mio lavoro di ricerca con riferimento al nostro inno nazionale, “L’Italia s’è desta?”, sì perché anche la mia generazione sente con entusiasmo ed emotività il risuonare delle note dell’Inno di Mameli eppure vive questo dilemma: essere italiani o essere considerati stranieri?

La ricerca è stata fatta con uno studio approfondito della letteratura sociologica sul tema, analizzando altresì i dati statistici con un approccio macro a livello europeo per poi giungere al livello micro, contesto italiano, regionale ed infine locale: Palermo e Roma come città di analisi. Grazie al prezioso contributo delle associazioni di rilevanza nazionale, quali ad esempio il Movimento “Italiani senza cittadinanza”, “Neri Italiani – Black Italians”, il “CISS – Palermo” , “Raizes Teatro e diritti” e altre realtà, ho avuto l’onore di raccontare tramite le interviste la storia di 12 testimoni privilegiati i quali hanno raccontato senza alcun timore e con decisione le proprie percezioni su ciò che sta attorno a loro: dall’associazionismo alla politica, dalle discriminazioni alla realizzazione umana e lavorativa in Italia.

Un’altra parte della ricerca è consistita nella somministrazione di questionari che affrontano le tematiche vicine a questa generazione resi virali grazie alla piena diffusione sui social delle varie associazioni  che hanno accolto con entusiasmo il mio lavoro collegando simbolicamente una intera generazione dal sud al nord senza distinzione alcuna.

Come risultati finali della ricerca ho potuto  constatare che vi è una piena sfiducia nei confronti della politica che porta i rispondenti a non volersi candidare attivamente dentro le istituzioni dal livello europeo fino a quello comunale , sebbene qualche voce isolata abbia voluto lanciare un appello esplicito alla scesa in campo nel mondo della politica per cambiare il “sistema”.

Gran parte delle persone pur patendo ingiustizie ed episodi xenofobici e discriminatori accentuati nel periodo della pandemia, ha voluto ribadire di voler restare in Italia, in antitesi con il fenomeno della fuga dei cervelli.

L’associazionismo, da un lato, viene visto come una realtà lontana, stante la non adesione di gran parte dei rispondenti ad esso, dall’altro vi è chi ne risalta le potenzialità in termini di networking territoriale potenziato grazie alla celerità dei messaggi che veicolano grazie al digitale e ai social media, quest’ultimi grandi canali per raggiungere un pubblico esteso in tempi minori.

Mi ha sorpreso, tra le altre cose, il fatto che numerosi soggetti abbiano ribadito la necessità di monitorare i social tramite norme ad hoc da un lato e la esigenza di “educare” gli utenti all’utilizzo consapevole di tali strumenti per contrastare le fake news e l’odio anche attraverso le contro-narrazioni.

Il tema centrale, ovvero quello della cittadinanza, è stato quello che è stato emotivamente più sentito da tutti i rispondenti: la maggioranza delle persone propone lo ius soli puro, ovvero il riconoscimento della cittadinanza fin dalla nascita, segue poi lo ius culturae ovvero la concessione della cittadinanza tramite riconoscimento del percorso scolastico dei ragazzi e delle ragazze della seconda generazione.

La “vera” ciliegina sulla torta è data da un nuovo dato, esclusivo in termini accademici: la proposta dello Ius Scholae promossa dall’associazione Neri Italiani – Black Italians ed esplicata dal presidente della stessa che dovrebbe riconoscere il primo percorso scolastico (elementari+medie) per fare in modo che ci possa essere una normalità nel contesto di vita quotidiana.

Altro dato importante? La risposta plebiscitaria dei rispondenti e degli intervistati che riferiscono di non vedere alcun colore politico nella tematica della cittadinanza per cui essa non è mercé di nessuno ma una lotta comune di una intera generazione.

Penso davvero di aver dato voce ad una intera generazione con l’auspicio che queste grida di speranza, queste voci esplicitate anche nei questionari e nelle interviste non sono altro che narrazioni biografiche di una Italia che dovrebbe davvero destarsi dal sonno perenne dell’ipocrisia e della propaganda politica eccessivamente dipendente dai sondaggi e dai consensi dei singoli elettorati trascurando il dolore dei propri figli, sì perché “noi” non siamo le tante maschere create dalla società in termini di stereotipazioni  ma siamo tanti volti che attendono la piena valorizzazione umana, giuridica, professionale, sociale in un paese che dovrebbe guardare al proprio futuro, non al proprio passato e ad un presente senza risposte.

Ringrazio i tanti docenti sociologi e sociologhe che potranno sicuramente portare avanti le ricerche attinenti le tematiche della mia generazione, in particolare la professoressa Marilena Macaluso, mia relatrice, che mi ha dato gli stimoli accademici nell’approfondire pagina dopo pagina, intervista dopo intervista, questionario dopo questionario questo grande lavoro che auspico possa essere presentato oltre le mura accademiche.

Sento il dovere di portare avanti queste istanze attraverso il mondo dei media e dell’associazionismo da attivista dei diritti umani, nell’auspico che possa prevalere il “noi generazione”.

Con Stefano, nostro prezioso collaboratore, la redazione de Il Mediterraneo 24 si congratula per il suo lavoro di ricerca. E gli augura un radioso avvenire, consapevoli dell’importanza del suo impegno perché tanti ragazzi nati in Italia possano essere italiani a tutti gli effetti (fp)

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