PALERMO – Con un sorriso dolce, valorizzato dai suoi occhi luminosi, Julia mi accoglie a Casa Arrupe. Da due anni, infatti, la giovane ucraina di 28 anni, fuggita dal suo Paese ancora in guerra, è stata accolta insieme ai suoi bimbi Kira ed Arsen, nella Casa dell’Istituto Pedro Arrupe guidato da p. Gianni Notari.
Conosci l’Italia fin da piccola?
Provenendo da una famiglia molto difficile con tanti problemi, ho vissuto per 10 anni in un istituto per bambini. All’età di 9 anni, hanno iniziato a mandarmi, ogni anno per le vacanze invernali ed estive, a Palermo per essere accolta da una famiglia. Loro, ricordo che mi facevano ritornare a vivere regalandomi emozioni, sorrisi e gioia. Rivederli dopo tanto tempo è stato bellissimo.
Nel febbraio del 2022, con lo scoppio della guerra in Ucraina che è successo per te?
Io, vivevo a Mohyliv Podilskyi, vicino alla Moldavia. Con lo scoppio della guerra, mi ha chiamato mia sorella – che già, da tempo, viveva a Palermo con la sua famiglia – dicendomi che mi avrebbe aiutata a lasciare l’Ucraina dove c’era solo povertà e guerra. Anche il mio ex convivente voleva che facessi questa scelta per il bene dei bambini. A Palermo ho anche un’altra sorella che è stata adottata da bambina e che oggi vive a Termini Imerese.
Da quel momento, per arrivare a Palermo hai fatto un viaggio molto lungo?
E’ stato un viaggio molto faticoso, lungo e sofferto che è durato 8 giorni. Ero sola con i bambini e avevo molta paura perchè non sapevo cosa ci sarebbe successo. Abbiamo preso tanti mezzi (macchine, pulman, bus) ma poi finalmente siamo arrivati a Palermo.
A Palermo è cambiato tutto?
Sì, mi emoziona molto pensare come è cambiata la mia vita a Palermo. Dopo un breve periodo di accoglienza da mia sorella che ha tre figli, siamo stati accolti da p. Gianni a Casa Arrupe. Non avrei mai immaginato di trovare tante persone brave e generose che, fin da subito, hanno voluto bene a me e ai miei bambini. Oggi, ho un lavoretto dentro la mensa dell’istituto Gonzaga Campus: una scuola bellissima che frequentano pure i miei figli.
Hai sofferto in Ucraina?
Sì, molto. Oggi, soprattutto, non vedo più la povertà che si vive in Ucraina. Nel mio Paese ho vissuto tante cose negative e molto brutte. A 17 anni ho lasciato la scuola dove in istituto ero considerata come un robot che doveva solo studiare, mangiare e lavare. Non c’era niente di bello nella mia vita. Avevo il desiderio di avere una famiglia e, quindi, ho iniziato a convivere con il padre dei miei figli che, per mantenerci, faceva alcuni piccoli lavoretti. Ho fatto degli errori ma oggi sono una persona diversa.
Cosa ti piacerebbe fare in futuro?
Mi piacerebbe riprendere gli studi per potere diventare una infermiera. Per adesso, è, però, molto importante avere un lavoro che mi permetta, nello stesso tempo, di dedicarmi a Kira ed Arsen. Ho sempre diverse preoccupazioni per tante cose che cerco di risolvere in autonomia.
Come vivrai questo Natale e quali sono i tuoi desideri?
L’anno scorso sono stata con mia sorella. Quest’anno ancora non so cosa farò. Mi piace anche avere dei momenti per stare in silenzio anche con me stessa. Intanto, spero che nel mio Paese ci possa essere la pace. Mi è morto un fratello a 29 anni per una malattia. Ho pure un altro fratello che, per adesso è in guerra che, a volte, mi manda le immagini di ciò che fa. A Palermo ho scoperto che il bene esiste. Oggi, desidero avere una stabilità economica magari con un lavoro nuovo che possa dare serenità ai miei figli. Sono felice di vivere a Palermo perchè vorrei dare un futuro bello a Kira e Arsen. Il loro sorriso mi riempe di gioia ogni giorno. A loro voglio trasmettere l’amore e la forza di non arrendersi mai alle difficoltà della vita.