CATANIA. Via dello Stadio. Ore 21.30. 5 Gennaio 1984. Cinque i proiettili che quarant’anni fa hanno ucciso Giuseppe Fava, fondatore de I siciliani, il giornale di inchiesta che ha raccontato Cosa Nostra e le sue alleanze con la politica e l’imprenditoria siciliana. Solo una settimana prima dell’assassinio, Fava aveva lanciato e rilanciato le sue denunce anche dal palco nazionale della trasmissione “Film Story – Mafia E Camorra” condotta da Enzo Biagi. Poi, 5 Gennaio 1984.
A distanza di quarant’anni la sua lotta contro la mafia e per la legalità, condotta dalle pagine di giornali e dagli occhi di una telecamera. Perché sia efficace occorre sempre cominciate e ricominciare dai giovani.
Proprio per loro è pensato il Concorso Giornalistico “Apri la finestra sulla tua città e raccontaci dove vedi la mafia, l’illegalità e le ingiustizie”, indetto dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Fava.
Destinatari, quindi, i giovanissimi e giovani studenti siciliani. “Il concorso per l’anno scolastico 2023-24 – si legge nella nota stampa diffusa dall’USR – è rivolto a studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado, statali e paritarie. L’obiettivo è di stimolare i giovani a riflettere, in maniera creativa, su quali siano i comportamenti e le azioni da compiere, in collaborazione con i familiari, gli insegnanti, gli amici e le Istituzioni, per creare un ambiente civile in cui tutti vedano rispettati i propri diritti, lottino per la legalità e contro le mafie”.
Una lotta portata avanti con il coraggio delle azioni e delle parole. “In una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, – così Giuseppe Fava in un editoriale del Giornale del Sud a data 1981- il giornalismo rappresenti la forza essenziale. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente in allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero”
Per partecipare al Concorso, bisognerà inviare entro e non oltre il 10 aprile 2024 all’indirizzo email concorso@fondazionefava.it o un testo scritto di massimo tremila battute o un audiovideo di tre minuti. Nell’articolo o nel video gli studenti, che potranno lavorare sia singolarmente sia in gruppo, dovranno raccontare fenomeni o fatti accaduti nella propria città.
“I lavori – si legge ancora nel Comunicato – devono essere inchieste che ricostruiscono vicende legate al territorio locale o regionale, che assumano una particolare rilevanza in relazione al proprio vissuto di cittadini e di studenti. Si potranno prendere in considerazione non solo fatti o fenomeni di malcostume, criminalità, illegalità, corruzione, disservizi, ma anche buone pratiche, modelli virtuosi. Potranno essere inviati possono prendere spunto da cronache locali o da eventi di rilievo nazionale per poi essere inseriti in un contesto concreto, vicino a chi scrive o a chi realizza video o scatta immagini”.
Saranno, quindi, i giovani e i giovanissimi siciliani a guardare le strade di città o di paese, ad osservare quello che attorno a loro accade offrendo un racconto inedito, proprio perché è a partire dal loro punto di vista.
Una commissione mista, composta da rappresentanti della Fondazione Fava, giornalisti del tavolo di lavoro permanente sul Premio giornalistico Giuseppe Fava e da quattro rappresentanti nominati dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, valuterà i lavori. Quelli vincitori saranno premiati il 10 maggio prossimo durante una cerimonia ufficiale a Catania.