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giovedì, 12 Giugno 2025
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Palermo, le sue periferie e quella “rigenerazione urbana che è rigenerazione umana”

Il Meeting Francescano ha ospitato l'incontro "Cantico urbano: verso città sostenibili e creative". Un'occasione di riflessione con urbanisti, con l'assessore al ramo Maurizio Carta e con fra' Mauro Billetta, impegnato nella rigenerazione urbana nella periferia sociale di Danisinni

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di Federica Chiarello
PALERMO

Il “sacco di Palermo” ha depredato la bellezza della costa. La concezione della centralità della città ha portato la creazione di quartieri inospitali aumentando la disuguaglianza sociale. La gentrificazione ha cacciato persone dai propri quartieri e probabilmente questo è legato alla vandalizzazione del centro storico. Oggi viviamo un “urbanicidio”. È quanto emerso dall’incontro “Cantico urbano: verso città sostenibili e creative. Riflessioni sull’armonia tra uomo, natura e spazio urbano”, che si è svolto a Palermo tra gli eventi del Meeting Francescano che arriva alla sua quarta edizione con il titolo “CONNESSI, “Un’eco di Pace nel Mediterraneo”.

Il forum moderato da Fra Mauro Biletta, parroco di Sant’Agnese a Danisinni, ha avuto ospiti Carlo Cellamare, docente di urbanistica presso l’Università La Sapienza di Roma, direttore del laboratorio di Studi Urbani “territori dell’abitare”, direttore della rivista “Tracce urbane” e Maurizio Carta, docente ordinario di Urbanistica del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo e assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Palermo.

Fra Mauro Billetta è impegnato tutti i giorni per la riqualificazione del quartiere Danisinni. Chiede cosa possono fare le amministrazioni rispetto alle ferite del “sacco” e altri problemi della città. La risposta è di Maurizio Carta: l’amministrazione deve fare solo “accordi palesi” da firmare davanti alle comunità e non accordi “occulti” e che la gestione dei beni comuni e di primaria importanza. L’amministrazione non può fare tutto ma ha il compito di regolare la cosa pubblica. E l’assessore ha ricordato che “la Costa Sud sta per beneficiare di 80 milioni di euro per la sua riqualificazione, lo scopo è farla tornare balneare”. Mentre Borgo Nuovo è destinatario dei provvedimenti economici del decreto Caivano.

Per quanto riguarda le politiche per l’emergenza abitativa hanno un problema secondo Maurizio Carta, che vengono dati gli alloggi a persone indigenti, che poi grazie al fatto di avere una casa riescono in un percorso empowerment ad aumentare il loro reddito e a quel punto viene loro tolta la casa popolare e ritornano ad avere problemi economici. “I cittadini non devono essere considerati avventori”, continua l’assessore parlando della differenza tra luoghi realmente pubblici e gratuiti e quelli che ci appaiono tali ma non lo sono.

La città è anche produzione di valore: un tempo ogni quartiere era dedito a un’attività produttiva, oggi all’estero ad esempio sono stati rivalutati quartieri grazie al surplus energetico che generano. “La progettazione dei quartieri è troppo importante per essere lasciata solo agli urbanisti”, è il pensiero di Carlo Cellamare.  È necessaria la coprogettazione con chi vive il territorio con le organizzazioni ma anche gruppi informali, magari attraverso laboratori. Perché il centro urbano non è un insieme di spazi ma un grande luogo condiviso che riguarda nel profondo la vita delle persone.

Nel corso dei suoi interventi Carlo Cellamare ha raccontato la sua esperienza di riqualificazione urbana a Tor Bella Monaca, “ghetto per legge” e a Quarticciolo, a Roma. Racconta la resilienza di cui chi vive queste realtà periferiche sono capaci e che mostrano organizzandosi spesso spontaneamente e informalmente. Ribadendo più volte la necessità di ascoltare sempre i bisogni di chi abita quei luoghi. Nelle sue parole la consapevolezza che le emergenze di questi quartieri sono spesso connesse e che questo richiede un approccio integrato nel pensare soluzioni.  Ma alla fine “le cose si fanno”, dice Carlo Cellamare.

Una delle riflessioni finali riguarda il termine periferia “periferia”. “Con questo termine non indichiamo in maniera neutra un quartiere lontano dal cento ai limiti della città”. Collochiamo ai margini questi territori nel nostro immaginario dandogli una connotazione negativa. Qualcosa che è al confine e che non ci riguarda se non ci abitiamo. Ma “la rigenerazione urbana è rigenerazione umana”. La conclusione è che in una città ideale i quartieri dialogano tra di loro, producono valore, hanno tutti qualcosa da offrire alla città, sono tutti diversi ma hanno uguale dignità. La dignità urbana. La dignità deve essere garantita ad ogni cittadino indipendentemente da dove nasca o abiti.

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