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Pensare Palermo. Gentile, la scuola filosofica siciliana e la responsabilità del pensiero oggi

Convegno all'Orto Botanico il 29 maggio 2025: il lascito di Gentile tra rigore accademico e impegno civile

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di Antonio Fundarò 
PALERMO

Nel cuore pulsante di Palermo, dentro l’Orto Botanico che da secoli raccoglie e protegge la biodiversità del Mediterraneo, il 29 maggio 2025, la Sala “Domenico Lanza” accoglierà un evento filosofico di rilievo nazionale: il convegno “Giovanni Gentile a Palermo (1906-1914)”, promosso dalla Cattedra di Storia della filosofia del Dipartimento SPPEFF dell’Università degli Studi di Palermo, con il patrocinio della Società Italiana di Storia della Filosofia.

L’iniziativa nasce dalla ricorrenza del 150° anniversario della nascita di Giovanni Gentile, ma non si limita a una commemorazione. È un atto di pensiero vivo, un’occasione per tornare a interrogarci su quanto la filosofia possa e debba costituire oggi il passepartout per una società più consapevole, riflessiva, logicamente coesa e capace di distinguere, nella complessità, ciò che davvero conta.

Presiederà i lavori il professor Piero Di Giovanni, ordinario di Storia della filosofia, tra le figure più autorevoli del panorama culturale italiano. Da anni, Di Giovanni non solo dirige con rigore e intelligenza una scuola filosofica palermitana riconosciuta in tutta Italia, ma offre con generosità alla città, alla Sicilia e all’intero Paese una programmazione culturale costante, fatta di convegni, seminari, pubblicazioni e confronti critici di altissimo livello. Il convegno su Gentile si inserisce a pieno titolo in questo percorso: un dono intellettuale che ogni anno rinnova e rilancia la centralità della filosofia come pratica collettiva e come orizzonte etico.

La scuola guidata da Di Giovanni si pone in continuità con una tradizione siciliana di studi filosofici che, fin dal secondo dopoguerra, ha saputo distinguersi grazie a figure come Benedetto D’Acquisto e Simone Corleo: studiosi che hanno reso l’Isola uno spazio di elaborazione critica, ponte tra rigore continentale e vitalità mediterranea. È dentro questa traiettoria che oggi si colloca una nuova generazione di pensatori, eredi e protagonisti, tra cui emergono, per profondità e rigore scientifico, le professoresse Caterina Genna e Antonietta Rancadore, entrambe docenti associate dell’Università di Palermo, che interverranno al convegno con due contributi editoriali di grande rilievo.

Verranno infatti presentate due recenti edizioni critiche, pubblicate da Le Lettere, che restituiscono centralità a testi fondamentali del primo Gentile: “Sistema di logica come teoria del conoscere”, a cura di Caterina Genna, e “La riforma della dialettica hegeliana”, a cura di Antonietta Rancadore. Si tratta di due lavori che testimoniano un’eccellenza accademica ormai consolidata, e che confermano come la scuola di Palermo non sia periferia culturale, ma laboratorio avanzato, vivo e rigoroso.

Caterina Genna, in particolare, unisce al rigore filologico una visione culturale ampia e propositiva, capace di tradurre la complessità teorica in proposta educativa, confronto pubblico, ricerca di senso. La sua voce è tra le più riconosciute e stimate nel dibattito filosofico contemporaneo, non solo per la qualità scientifica, ma per il radicato impegno nella diffusione del pensiero come strumento di cittadinanza.

Il convegno sarà introdotto dai saluti istituzionali del Rettore Massimo Midiri, del Direttore di Dipartimento Antonino Bianco e del Sindaco di Palermo Roberto Lagalla, a testimonianza del riconoscimento pubblico verso una scuola di pensiero che onora la città con la forza del sapere. Le relazioni saranno affidate a Gianluca Cuozzo (Università di Torino) e Simona Langella (Università di Genova), mentre interverranno anche Lucia Monacis (Università di Foggia), Maria Sinatra (Università di Matera) e Antonio Dall’Igna (Università di Torino), in un dialogo corale che intreccia sensibilità teoriche e tradizioni accademiche diverse, ma accomunate dalla volontà di rileggere criticamente il pensiero gentiliano, collocandolo nel vivo del nostro tempo.

Al centro del dibattito non ci sarà soltanto l’opera di Gentile, ma la sua esperienza palermitana, quel segmento fondativo che lo vide, tra il 1906 e il 1914, costruire le premesse di un sistema filosofico destinato a lasciare un segno indelebile nella storia della cultura italiana. Palermo, in quegli anni, non fu solo scenario, ma crogiolo intellettuale. Rievocare oggi quel momento significa anche restituire alla città la sua vocazione più profonda: essere luogo di pensiero, ponte tra eredità e visione, tra radici e futuro.

Ma il convegno si distingue anche per il suo valore simbolico e politico, se con questo termine intendiamo la capacità della filosofia di entrare nel tessuto vivo della società, orientando comportamenti, stili di vita, visioni educative. In un’epoca attraversata da crisi di senso, derive semplificatrici e disgregazioni logiche, la scuola filosofica palermitana si propone come antidoto, come luogo in cui si pratica la lentezza del ragionare, la profondità dell’interrogare, la necessità del distinguere.

Piero Di Giovanni, con la sua ininterrotta attività di promozione culturale, ha saputo trasformare la sua cattedra in un centro propulsore, capace di dialogare con le università italiane ed europee, ma anche di offrire annualmente alla città di Palermo e alla Sicilia occasioni di alta formazione, confronto pubblico e riflessione condivisa. I suoi convegni, ormai attesi e riconosciuti come eventi imprescindibili del calendario intellettuale nazionale, non sono semplici appuntamenti accademici: sono esperienze comunitarie di pensiero, in cui il sapere si mette a servizio della collettività.

Nel solco di Benedetto D’Acquisto e Simone Corleo, e con l’energia delle nuove generazioni rappresentate da Genna e Rancadore, la scuola palermitana rilancia il suo ruolo storico: costruire ponti tra sapere e società, tra filosofia e cittadinanza, tra il passato e l’idea di un futuro condiviso.

Il convegno del 29 maggio non è, dunque, solo un tributo a Gentile: è un invito a pensare con rigore, a educare con responsabilità, a vivere la cultura come spazio di incontro e possibilità, in un tempo che ha urgente bisogno di connessioni profonde, e non di reazioni automatiche. La filosofia, a Palermo, torna ad essere — come dovrebbe sempre essere — una chiamata all’ascolto del vero e alla costruzione del bene comune.

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