PALERMO. Quasi un’intimidazione al giorno, con 326 casi registrati nel 2022, il 66% del totale concentrati nel Meridione e nelle isole e con la Sicilia che, con 50 episodi censiti, guida la poco invidiabile classifica degli amministratori sotto tiro: sono i dati diffusi da Avviso Pubblico che mostrano quanto fare il sindaco, l’assessore, il consigliere comunale e regionale sia ancora un lavoro pericoloso. Il 18% degli episodi, poi, ha riguardato le donne, mentre il lieve calo rispetto alla rilevazione dell’anno precedente (25% in meno delle aggressioni) non può far abbassare la guardia perché non si tiene conto “dei casi non denunciati o che emergono a distanza di tempo come risultato di indagini”, ha osservato Roberto Montà, presidente dell’associazione Avviso Pubblico.
Il 21% dei 326 episodi censiti da Avviso Pubblico nel 2022 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 44 Comuni. L’incendio (di auto, di case, di strutture comunali) torna ad essere la minaccia più utilizzata, seguita da scritte offensive e minatorie, invio di lettere, biglietti e messaggi dello stesso tenore a cui si affianca negli ultimi anni l’utilizzo dei social network. Più facile essere un bersaglio quando si vive in un piccolo Comune: il 45% dei casi censiti nel 2022, infatti, si è verificato in Comuni al di sotto dei 20mila abitanti. Il 34% in Comuni con oltre 50mila abitanti, il restante 21% in Comuni tra i 20mila e i 50mila abitanti.
In Sicilia, la provincia con l’incidenza più alta di minacce agli amministratori è quella di Agrigento, con ben 15 Comuni coinvolti e il 36% di intimidazioni dell’Isola.
Dai proiettili inviati alla sindaca di Montevago alla testa di cinghiale lasciata davanti al cancello della casa di campagna di Calogero Scrimali, assessore comunale di Licata, oltre che all’incendio, nello stesso comune, dell’auto di un ex assessore. Ad aprile la sindaca di Naro, Maria Grazia Brandara, ha ricevuto per posta un fazzoletto inzuppato di sangue, mentre pochi giorni più tardi è toccato ad un funzionario di un consorzio di bonifica, residente a Ribera, sul cui cancello di casa è stata trovata appesa una lettera dai toni minatori. Nel mese di agosto a Bivona è stato distrutto il parabrezza dell’auto del vicesindaco Salvatore Cutrò. Quarantott’ore dopo è il turno di una telefonata minatoria (“digli di farsi la scorta”) ad un familiare del sindaco di Siculiana, Giuseppe Zambito. Ad ottobre due intimidazioni fotocopia nel giro di 72 ore – il taglio degli ulivi su un terreno di proprietà – colpiscono i sindaci di Aragona e Burgio. A dicembre, a Sciacca, il cadavere di un cane è stato ritrovato in un sacchetto davanti la casa di campagna del presidente del consiglio comunale, Ignazio Messina.
La Dia, nella sua ultima relazione semestrale, ha osservato alcune frizioni nella provincia di Agrigento “tra esponenti ai vertici di cosa nostra e alcuni stiddari sul controllo e sulla gestione di attività illecite connesse con il mercato ortofrutticolo. Tali evenienze potrebbero, nel tempo, rimettere in discussione il tacito accordo di non belligeranza che contraddistingue da anni la Valle dei Templi”.
Nella classifica, dopo Agrigento seguono le province di Siracusa (9 casi denunciati), Messina (7), Caltanissetta e Palermo (5), Trapani (3) e ultima Ragusa (2). Nella provincia di Caltanissetta è Gela a incidere maggiormente, con la presenza dei 6 casi totali censiti nel Nisseno, territorio che unisce gli interessi di Stidda e Cosa nostra: a Gela il copione di minacce si è ripetuto, con sei incendi di auto. Nel mirino un’automobile di proprietà del Comune e le vetture della consigliera Alessandra Ascia, dell’ex assessore Anna Comandatore, dell’ex consigliere Nunzio Cafà, e due auto – a distanza di sei mesi l’una dall’altra – del consigliere Gabriele Pellegrino.
“Assistiamo a un fenomeno molto violento e sfaccettato – ha detto Claudio Forleo, dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico che ha redatto il report – Nell’Agrigentino e nella città di Gela sembra ci sia in atto una vera offensiva contro gli amministratori locali. Così come in Calabria, nel Salernitano e nel Leccese. Si conferma un altro dato: laddove vi è stato uno scioglimento per mafia, le minacce contro gli amministratori locali sono più evidenti”.
Antonella Lombardi