PALERMO. La favola di Pinocchio è una storia senza tempo. Quella dell’uomo e della sua crescita singolarmente e nella società. Della sua trasformazione e delle maschere che si porta addosso anche diventando adulto. Una storia che appartiene al mondo quella di un burattino-uomo perennemente davanti al bivio di una scelta tra ciò che è giusto, sconsigliato e pericoloso. Un burattino in legno, che, come l’essere umano è infinitamente modellabile dalle passioni che lo abitano, effimere e insieme profonde.
In questa storia lunga più di un secolo si colgono gli aspetti della storia umana. In questa dicotomia tra realtà e finzione trova spazio lo spettacolo teatrale “Occhio a Pinocchio” con la Compagnia Instabile andato in scena nell’Agorà del Museo Salinas. La compagnia è formata dai pazienti del CTA Lares Modulo 5 del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP di Palermo e dai volontari delle associazioni Pensiamo in Positivo e Mente Libera. Lo spettacolo è frutto del laboratorio di teatroterapia “Teatro IN-Azione”.

“La Compagnia Instabile nasce da un progetto di teatroterapia pensato da me e dalla presidente di Pensiamo in Positivo Roberta Zottino, 12 anni fa, con l’idea di aiutare i pazienti psichiatrici ricoverati negli SPDC, quindi pazienti acuti che subivano dei percorsi terapeutici abbastanza drammatici, al fine di aiutarli a ritrovare una dimensione, un rapporto con il personale e con i luoghi del ricovero più socievole e gradevole”, spiega la psichiatra Anna Maria Parissi.
“Con il tempo l’SPDC è stato chiuso quindi il progetto è stato spostato in una comunità. Come tutti i progetti di teatroterapia ha uno scopo fondamentale: tutti i copioni dei nostri spettacoli hanno l’obiettivo di cogliere e identificare i vissuti più difficili dei pazienti, più patologici, più difficili nella relazione del sociale e portarli in scena al fine di aiutare a superarli”.

“Riguardo lo spettacolo siamo tutti un pò Pinocchi, un pò burattini e un pò bambini ma tutti diventiamo adulti facendo i conti con le parti più difficili di noi stessi e in relazione con la società. È un percorso di crescita che non sempre riusciamo a realizzare. Spesso cresciamo da una parte mentre restiamo bambini da un’altra. A volte meglio restare bambini perché il crescere porta fuori i peggiori aspetti dell’età adulta, quando si abbandona il sentimento, l’emozione, l’altruismo e la capacità di stare insieme”.
In scena i personaggi principali sono i vari Pinocchi che rappresentano i diversi aspetti della vita e del carattere di ognuno. Un Pinocchio che a volte si presenta come uomo, a volte come burattino. Le fate sono la nostra fantasia e il nostro mondo delle fiabe. Questo burattino che diventa uomo fugge lasciando dietro a sé una scia di perplessi, delusi, illusi e arrabbiati. Alcuni vorrebbero ritrovarlo, altri invece no. Ma lui riappare sempre più attuale e originale.

“Occhio a Pinocchio” nasce da un processo di riscrittura del testo di Collodi attraversando il vissuto personale degli interpreti, i pazienti del CTA Ares e del pubblico a cui ci si rivolge. “I pazienti psichiatrici sono da sempre ghettizzati, suscitano paura. Non loro ma la follia, la malattia mentale fa più paura. Abbiamo paura di confrontarci con i nostri aspetti interiori. Non siamo matti però ognuno di noi ha degli aspetti estremamente particolari. Gli attori imparando a lavorare insieme hanno imparato a vivere cosa significa altruismo, sostegno, aiutare chi è più debole. Aspetti che si colgono sulla scena perché nel momento in cui non viene fuori la battuta, interviene l’altro che lo aiuta”, continua Anna Maria Parissi.
“La bellezza di tutto questo è anche nostra. Un percorso terapeutico non è per i pazienti ma per chi li osserva. Invito sempre i nostri attori a guardare bene il pubblico. Ognuno di noi ha una maschera. Il teatro è una maschera ma loro buttano giù la maschera di ghettizzazione e isolamento e per la prima volta il pubblico vede la loro bellezza”.

“Sotto l’aspetto sociale e terapeutico questo laboratorio equivale a ridare dignità e visibilità a persone che soffrono il disturbo psichico con la possibilità di rappresentarsi e rappresentare il loro modo di essere persone umane”, spiega il presidente dell’associazione Mente Libera, Sebastiano Catalano.
Negli anni la Compagnia Instabile s’ingrandisce grazie all’inserimento di pazienti provenienti dai centri diurni e da altre CTA. Quello di “Teatro IN-Azione” è un percorso di teatroterapia dove la spontaneità e il benessere sono i punti di forza per andare in scena. Si lavora divertendosi nella speranza di realizzare un sogno: far conoscere e portare in altri teatri le proprie rappresentazioni teatrali.

Spettacoli messi in scena: 2010-2011 “Una giornata”, 2012 “A scena aperta”, 2013 “La succursale della Real Casa”, 2014 “Circo doppio: spettacolo a due voci”, 2015 “I discorsi dell’anima”, 2016 “I ragazzi dello Ye Ye”, 2017 “La bottega degli errori”, 2018 “Occhio a Pinocchio”, 2019 “La divina follia”, 2019 “Le sette lettere”.
Nello spettacolo “Occhio a Pinocchio” in scena al Museo Salinas ci sono Bianca Lopes, Marilena Orlando e Maria Rita Zummo, Enza Lucciotto, Giancarlo Aglieri e Gaetano Ziami, Maria Rondelli, Jagduth Roopah e Giuseppe Iannello, Vito Potenzano, Mario Di Miceli e Frank Giacalone. Ancora Dario La Monica, Roberta Fundarotto e Leonardo Calì, Salvatore Gaglio, Giovanni Gaglio e Isidoro Graziano. Per finire Rosario Florio, Maria Anselmo e Salvatore Terruso, Rosario Campanella, Salvuccio Adelfio e Nino Cannella, Antonella Capace, Alessandro Faulisi e Melita Maggio.

Insieme ai pazienti gli operatori di teatro dell’associazione Pensiamo in Positivo Palermo, Nicolay Catania, Rita Collica e Luana D’Amato, Monica Marino, Rita Puglisi e Alessandra De Caro, Savina Buscemi, Salvatore Canè e Roberta Zottino. Gli operatori di teatro dell’associazione Mente Libera, Sebastiano Catalano ed Elvira Miceli.
Le scenografie e i costumi sono stati realizzati nella Bottega solidale del progetto R.E.S.S. (Recupero Equo Solidale Sociale) in via Gaetano La Loggia 5, edificio 13. Il testo, la sceneggiatura e la regia sono di Roberta Zottino. L’aiuto regia di Anna Maria Parissi. I costumi e la sartoria sono di Marta Fasulo. Le scenografie sono di Sebastiano Catalano, Roberta Zottino e Francesco Brucoli. L’immagine nella copertina dell’evento è di Mario Di Miceli.