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giovedì, 24 Aprile 2025
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“Fratel Biagio ci ha insegnato a non aver paura della morte”

La testimonianza di chi ha conosciuto il missionario laico e si è impegnato al suo fianco per il "fratello povero", nel primo anniversario della "nascita al cielo"

Patrizia Carollo
Patrizia Carollo
Palermitana, classe ’75, laureata in Scienze dell’Educazione. Moglie e mamma di famiglia numerosa, è appassionata di Teologia. Ultimato il triennio della Scuola Teologica di Base, prosegue gli studi all’arcivescovado di Palermo. Col marito e i figli è impegnata in parrocchia e nel Movimento dei Focolari. Giornalista pubblicista dal 2005, collabora con “Città Nuova”, “Test Positivo” (di cui cura la pagina di Letteratura) e “Il Mediterraneo 24”. Ha una predilezione per gli “ultimi”
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Ieri, 12 gennaio 2024, alla “Casa di Preghiera per tutti i Popoli”, di via Decollati a Palermo, è stata celebrata la Santa Messa per la ricorrenza del primo Anniversario della nascita in cielo di fratel Biagio Conte.

La Chiesa era gremita, di fedeli, volontari, presbiteri, autorità, e tanti “fratelli ultimi” – come il missionario laico soleva chiamarli – che, sebbene pure sofferenti, erano lì a testimoniare il loro esserci, la loro presenza, il loro affetto dignitoso per il loro “padre, fratello, amico, soccorritore, aiutante, sostenitore”, per il loro Biagio che più di una volta avrebbe messo – come ha messo – a rischio la sua stessa vita per ognuno di loro.

Biagio, definito da Papa Francesco “generoso missionario di carità e amico dei poveri” ha ricevuto infatti, il triplice dono – ha riferito, durante la sua omelia, ieri, l’arcivescovo Lorefice – di: vivere da povero, con i poveri e per i poveri. E per loro, ha digiunato, ha avanzato proteste pacificiste, ha scritto chilometri di lettere, ha camminato a piedi e con la croce sulla spalla per tutta Europa, perché non solo a Palermo ma nel mondo potesse arrivare – tramite lui, che, per primo, si immolava di buona volontà – una parola d’amore e speranza, ad imitazione di Cristo.

Chiunque l’abbia conosciuto ha un aneddoto da raccontare. Chiunque l’abbia amato, soffre la sua mancanza e lo cerca negli occhi di chi ancora c’è. Come don Pino,presbitero, dagli inizi, alla missione di Speranza e Carità e che oggi indossa il saio francescano del missionario. Come le “sorelle”, che abitano nella sede di via Garibaldi, e che sempre hanno un abbraccio e un sorriso che ti accoglie. Come tutti i volontari storici della Missione, che testimoniano, anche loro, come la loro vita sia cambiata grazie all’incontro con fratel Biagio.

Fratel Biagio Conte, precedendoci nella dipartita, ci ha insegnato, però, anche a non aver paura di sorella morte corporale e a mettere tutto nelle mani di Dio. E noi, affidandoci alla sua “preziosa speranza”, offriamo queste poche parole in suo tributo, invocando per lui la pace e la gloria dei Cieli.

Due stelline celesti – i suoi occhi – possano illuminare Palermo, e guidare i palermitani, ogni giorno, verso strade di cuore, mai dimentiche dei poveri e d’ogni fratello sulla terra.

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