PALERMO. Ieri, come tanti, insieme a bambini, anziani, fratelli missionari, giornalisti, ci siamo recati, presso la Missione di “Speranza e Carità” di via Decollati a Palermo, per giungere al giaciglio di fratel Biagio Conte, gravemente ammalato. Sulla via, dei cronisti della RAI hanno fermato vari ospiti, fra cui me e marito. Lui ha dato la sua testimonianza. Io, non sono riuscita. Abbozzavo frasi che restavano monche, sterili, inconcludenti, non trovavano conforto. Non erano adeguate.
La sensazione dinanzi alla malattia di fratel Biagio, a cui devo la formazione della mia stessa famiglia, e a cui devo l’essermi, come tanti, incamminata verso il mistero del Volto d’altri, del fratello di strada, del fratello ultimo, da amare per primo… è d’essere, infatti, un nulla vagante. Si ha bisogno – ricordava, nella santa messa di ieri, don Pino Vitrano (che abbiamo ascoltato nella video intervista realizzata da Benedetto Frontini, ndr), che ha accompagnato, dagli inizi, il missionario laico nella realizzazione e nella guida spirituale delle cittadelle per i poveri a Palermo – di fortificarci nella fede, pena il perdersi. Il rischio non è tanto di perdere, per quanto mi concerne, la speranza in Dio Padre, in un Padre che ci ama sempre e soprattutto nella prova, ma di sentirsi soli, fragili. Nello specifico, soli, senza il sostegno fraterno e il chiacchiericcio tipico del nostro amico Biagio Conte.
Biagio resiste, ancora, a discapito di alcune fake news che circolavano nell’etere. Per le sue poche ma ancora presenti parole, per il suo idratarsi e mangiare, per il suo richiedere la musica e desiderare vicinanza, occorre incentivare le preghiere. Le vere eroine di quest’oggi, sono state infatti, le sorelle missionarie che, a messa, hanno innalzato, pur nella tristezza, canti al Signore. Ed è quello che dobbiamo fare tutti noi. Nello stordimento, trovare le parole. Nell’angoscia, incrociare le mani. Non solo per chiedere a Dio consolazione, e speranza, ma per chiedere, se è nella Sua volontà, il miracolo della guarigione di questo Suo figlio, che attende, paziente, segnali, e che non dimentica di dire ad alcuno “ti voglio bene”.
Quanti possano, facciano unità con la Missione! È possibile recarsi nella sede di Via Decollati alle ore 12 per la santa messa o alle ore 17 per il santo rosario. È concesso fermarsi, con la dovuta cautela e distanza, presso il giaciglio di fratel Biagio per un fugace saluto. Non importa se terrà gli occhi chiusi, se non risponderà. Conta l’aver trovato il coraggio d’incamminarsi, l’audacia di far capolino nella stanza, la forza d’aprir la bocca e d’emettere fiato. Biagio ascolta. Resiste, perché si torni, con lui, a Dio.