PALERMO. “Più chiosco per tutti” è il titolo dell’iniziativa che, nell’ambito degli insegnamenti di Psicologia di comunità e di Modelli psicodinamici del lavoro di rete, ha coinvolto studentesse e studenti del corso di laurea in Scienze dell’Educazione all’Università di Palermo. Hanno partecipato in più di 150. Solo una piccola parte di testimonianze si raccolgono attorno ai nomi di alcune protagoniste: Miriana Macaluso, Myriam La Commare, Ilenia Buscemi, Silvia Fontana, Fabiana Giusa, Maria Adelaide Caccamo. Coordinate dalla professoressa Cinzia Novara, proprio per ciascuna di loro, nome e cognome a citazione, è avvenuta una rivoluzione.
Il chiosco e il parco che si trovano di fronte l’edificio 13 del Campus universitario sono diventati la loro aula, il loro laboratorio. Macchina fotografica in mano ne hanno dato narrazione attraverso immagini: hanno infatti scattato foto in momenti diversi e giornate diverse. Così hanno deciso di avanzare delle proposte, portandole fino alla stanza del rettore, Massimo Midiri, e della prorettrice, Luisa Amenta.
Le proposte che hanno avanzato prevedono, soprattutto per il Campus, la realizzazione di nuove aeree di socializzazione e di apprendimento informali sempre più inclusive; la realizzazione di una mappa virtuale e interattiva per individuare altre aree da valorizzare con interventi partecipativi; l’indizione di un concorso di idee su sostenibilità eco-sistemica tra corsi di studi differenti.
In attesa degli interventi della governance universitaria, però, non si sono fermate: hanno ottenuto che l’area alberata venisse ripulita, hanno invitato studenti di architettura a ripensare e decorare gli arredi, hanno creato nel Campus uno spazio espositivo con le loro foto per dire “il prima” e “il dopo” con didascalie in italiano e inglese, hanno, infine, creato una pagina Instagram raggiungibile digitando nella barra della ricerca @educarealcambiamento. Il 1° dicembre scorso hanno appunto inaugurato questo angolo di Campus universitario, a monte di piazza Indipendenza, presentando l’iniziativa e le proposte di cambiamento da essa scaturite a tutta la comunità accademica.
“Il primo cambiamento lo hanno realizzato loro e hanno imparato che il cambiamento anzitutto cambia se stessi, poi quello che è attorno e poi cambia anche gli altri. Il cambiamento inizia da ciascuno”, dice Cinzia Novara, la docente che le ha coinvolte in questa avventura, oltre le aule didattiche, attraverso una metodologia innovativa, con il supporto di Gaetano Di Napoli, di Iva Marino e di Martina Farace.
Ed il cambiamento sembra davvero inarrestabile. A dirlo è Miriana Macaluso che non pensa soltanto al parco e al chiosco del Campus ma anche al suo paese, Corleone. Proprio nella nuova prospettiva guadagnata, eredità del corso di Psicologia di comunità, vorrebbe che il pezzo di storia di Corleone ferito dalla mafia non fosse più l’unica declinazione della sua storia. “Spero – così dice, formulando un augurio – che Corleone torni a guardarsi rintracciando il Bello che è tra i suoi edifici e le sue strade”.
Sentirsi dentro il cambiamento sembra anche produrre la convinzione di farcela. Miriam La Commare lo pensa per Palermo. “Noi abbiamo fatto qualcosa. Tutti possiamo fare qualcosa. La gente deve sentire il potere di cambiare le cose. Possiamo partecipare attivamente al cambiamento”.
Ed è Ilenia Buscemi a confermarlo: “Spendiamo sempre parole negative sulla nostra città -dice- ma dobbiamo guardare quello che possiamo fare per renderla migliore”.
A far eco anche Silvia Fontana, altra studentessa del corso di Psicologia di comunità. Lei è di Villabate e anche a lei sta a cuore la sua cittadina. “Nel nostro piccolo, noi giovani che siamo embrioni di comunità, possiamo agire. Proprio a partire dal corso, ho imparato a guardare le cose belle del mio paese. Adesso, come ha insegnato la Novara, cerco di guardare le risorse e adesso vedo posti bellissimi e persone che vogliono fare ma che non sanno come fare. Tutti siamo portatori di risorse e lo stare insieme ci può consentire di fare”.
Il cambiamento è iniziato e così anche Maria Adelaide Caccamo. “Spero che la gente impari ad amare e a rispettare Palermo, le sue scuole, le sue strade. Palermo è nostra e, proprio perché nostra, bisogna averne cura. Ognuno di noi può fare cose, cominciando dal bello. Palermo è bella!”. Il cambiamento è iniziato ma deve continuare. “Sono di Cardillo – così Fabiana Giusta – e voglio più spazi per bambini, per adulti, dove possano crescere e possano stare insieme”.
Il cambiamento è iniziato. Il cambiamento è inarrestabile. Il cambiamento ha il nome di quelle giovani donne che hanno imparato a farsi cambiamento e a fare cambiamento in un’aula diversa dalle solite, in un parco universitario accanto ad un chiosco, a monte di Piazza Indipendenza.