PALERMO. È stata Carla Mazzola, la pedagogista dell’Associazione Famiglie Persone Down, a curare la presentazione della mostra collettiva di fotografie e i lavori artistici di ragazze e ragazzi Down, realizzatosi alle ore 16 del 26 maggio c/o il Convitto Nazionale “Giovanni Falcone”, P.za Sett’Angeli, 3, Palermo.
Bella la metafora usata per spiegare la mostra (le cui immagini riportano ai monumenti palermitani diventati simbolo della lotta alla mafia): occorre lottare, insieme, come centinaia, migliaia di piccole, laboriose formiche, contro ogni organizzazione criminale e contro tutte le prevaricazioni della società, in questo 30° anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, per ricordare tutti i martiri e le vittime della mafia che ha rovinato la nostra bella città di Palermo.

“Con quest’evento, con questa “uscita pubblica cittadina” – ha detto Carla – i ragazzi e le ragazze con sindrome di Down hanno voluto gridare la loro voglia di esserci, di far parte della comunità. L’esserci che è diverso dal solo Fare, sperimentato nel loro camminare, fotografare, dipingere, guardare i monumenti”. “Il diritto di esserci – ha precisato Mazzola – significa non voler far parte solo di una comunità inclusiva, ma di una società intesa come convivenza delle differenze. Perché siamo tutti diversi, unici, irripetibili, originali”.
Presenti all’evento non erano, peraltro, solo i ragazzi Down, ma i ragazzi della periferia, che hanno una fragilità, una vulnerabilità grande, e proprio per questo hanno ancora più bisogno di trovare persone che possano credere in loro, che pensino che possano riappropriarsi del territorio, volgendo lo sguardo anche lontano, verso alte mete.
Siamo, del resto, tutti fatti per sognare. Ma i sogni dei fanciulli con sindrome di Down o dei ragazzi che, per condizioni familiari e/o socioeconomiche, attraversano situazioni di disagio esistenziale, sono piccoli sogni concreti: desiderano, fortemente, rendersi utili, dando il proprio contributo per la costruzione di una cittadinanza attiva e democratica.
Oltre Carla Mazzola, che ha parlato a nome di AFPD, è stato presente, in questo bel momento di condivisione, il presidente dell’AFPD Giuseppe Rocca, Nino Lo Bello (tra i fondatori di “Palermo Announo”, la prima realtà associativa realizzatasi dopo l’attentato del ’92), i presidenti di vari e nobili centri sociali, l’assessore alle attività sociali Cinzia Mantegna, Gilda Sciortino che ha aiutato nel selezionare gli scatti fotografici e i lavori migliori dei ragazzi, i bambini dello Zen e il rettore del Convitto Cettina Giannino, che ha accolto la mostra.
La collettiva di circa 70 foto che porta il titolo “La mia città: arte, cultura e legalità” e che è stata realizzata, in giro per la città, dai ragazzi Down da tempo attrezzati con vere e proprie macchine fotografiche, sarà aperta fino al 1° giugno nell’atrio del Convitto; a seguire, sarà itinerante in altri luoghi.
