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venerdì, 16 Maggio 2025
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I giovani e la società in crisi: le voci di tre ragazze

Frequentano tre scuole diverse di Palermo e il loro sguardo va oltre: vogliono dire di loro, del mondo, del loro mondo, e di quella pretesa di abitarlo con la dignità di chi nell’altro riconosce se stesso

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La pandemia, due anni di paure e di isolamento, le guerre, quelle mondiali e quelle domestiche, a violazione dei diritti di tutti, la crisi economica e morale, che fa macerie di sovrastrutture e strutture credute ad oggi solide e fisse, hanno messo a prova ognuno di noi. In modo particolare, però, i giovani.

Tra rese ecclesiali ed egoismi politici, tra pregiudizi e giudizi di quegli stessi adulti che non lasciano spazi perché ancora credono che a far futuro sono loro, quando a volte del loro tempo non hanno saputo fare occasione per costruire, sono, però, proprio i giovani che in piedi e controvento fanno dei loro spazi e dei loro tempi luoghi più sostenibili, più inclusivi. Umani.

Tre giovani donne – Alice Lannino, Sofia Billeci e Asia Chiavetta – intervengono per dire di loro, del mondo, del loro mondo, e di quella pretesa di abitarlo con la dignità di chi nell’altro riconosce se stesso. Intervengono e di spunti per riflettere ce ne sono tanti. A farlo, però, dovrebbero essere stavolta gli adulti, così come loro chiedono.

Alice Lannino, Liceo Classico Vittorio Emanuele II – Palermo

“Nel mondo in cui viviamo, in cui ogni giorno continuiamo purtroppo a sentire di guerre, di diritti violati, di crisi e forte instabilità, parlare di futuro per noi giovani è davvero difficile.

In un momento di così scarsa sicurezza, dopo aver provato come, da un momento all’altro, tutto possa caderci addosso – ancora reduci dagli effetti psicologici della pandemia-,  guardare al periodo che ci aspetta è davvero complicato, ma lo è particolarmente per noi giovani. Infatti, nonostante la nostra generazione, terra di mezzo, nata e cresciuta in un periodo di forte cambiamento, provi in tutti i modi a barcamenarsi in questo mondo così complicato, è evidente come ancora farlo sia difficile.

Che fare quindi? Arrendersi davanti alla difficoltà di vedere una prospettiva futura o provare comunque a cambiare le cose?

Sicuramente, soprattutto in questi ultimi tempi, noi giovani abbiamo dimostrato la nostra voglia di lottare, di attuare un’inversione di rotta rispetto al mare in tempesta in cui il mondo sta navigando. È una tempesta che porta odio e chiusura, conflitti, disuguaglianza sociale, pregiudizi ed egoismo, che lascia dietro di sé soltanto desolazione e senso di vuoto. Ma, per fortuna, essa non è riuscita a spazzare via tutto: esiste ancora, insito nell’uomo, il bene, seppur nascosto e spesso sovrastato dalla cattiveria.

Noi, generazione definita “immatura” e “incapace”, ci crediamo. Crediamo che non sia troppo tardi per tornare indietro e ritrovare un po’ più di pace.

Ma perché avvenga ciò bisogna che la società odierna dia maggiore ascolto alle nostre voci, maggiore valore alle nostre opinioni, che, esattamente come noi confidiamo in una svolta che parta dall’interno, essa creda in noi e nelle nostre capacità.

La società del futuro siamo noi, ed è giusto crescere in un mondo che ci consideri degni di fiducia.

Con ogni probabilità non si riuscirà mai a risolvere tutti i conflitti nel mondo, ad abbattere tutti gli stereotipi e a sradicare completamente l’odio, ma noi giovani abbiamo una qualità che i governi di oggi non possiedono: siamo figli del nostro tempo, più aperti nei confronti delle “diversità” e propensi alla condivisione e all’ascolto. Siamo portatori di una scintilla di speranza, ma non potremo mai agire concretamente se la società non costituisce la nostra esca.

Noi giovani, quindi, non solo abbiamo speranze per il futuro, ma costituiamo tali speranze. Stiamo sicuramente vivendo un periodo storico davvero complesso, eppure è necessario che la nostra rivalsa parta da questo sentimento: migliorare il nostro presente, per migliorare il nostro futuro.

Sofia Billeci, Liceo Classico Umberto I – Palermo

Noi giovani riusciamo a trovare la nostra identità? Siamo pronti al futuro facendo i conti con ciò cio’ che ci circonda? E voi adulti ci riconoscete per quello che siamo veramente?
Alle spalle abbiamo ben due anni di pandemia, dove ci siamo ritrovati costretti a stare chiusi in casa, tutto il giorno nella nostra stanza, probabilmente e oserei dire, sicuramente stando davanti allo schermo per ore.
Finito l’isolamento, siamo tornati a scuola: ma a quali condizioni?
“State ad un metro di distanza”
“Indossate le mascherine!”
Siamo stati privati di tanto, forse di troppo. Anche dell’aria, forse di “vivere”.

Oltre la pandemia, forse anche per i social e per i dettati sociali tutto ormai scorre velocemente: nuovi personaggi, nuove mode, nuovi termini.
Quello che penso, a volte, è che al di là dello schermo, della mascherina o del personaggio di turno, noi siamo altro ed altro vogliamo.

Le relazioni – familiari e amicali – sono questo quello che per noi conta. Non vogliamo obbedire a standard sopravvissuti perché nella libertà vogliamo ricreare un mondo meno frettoloso e finto, più vero e più a dimensione di quello che siamo: non robot ma umani.

Agli eccessi di un mondo in crisi si aggiungono anche le insicurezze personali, figlie di una società improntata su un’apparenza di successo, di potere e di competizione.

Asia Chiavetta, Liceo delle Scienze Umane Ugo Mursia – Capaci

Quando ho deciso di iscrivermi al liceo classico, mi sentivo molto insicura riguardo alle mie capacità e avevo paura di non essere all’altezza dei miei compagni di classe e dei professori, temevo di non riuscire a seguire le lezioni e di non avere abbastanza conoscenze per superare le interrogazioni. Mi dicono sia normale e che accada alla mia età di provare queste sensazioni.
Grazie alla mia famiglia e ai miei amici, che mi hanno incoraggiata e mi hanno dato  fiducia – perché per noi l’amore e l’amicizia sono fondamentali –  ho trovato la motivazione per studiare con impegno e per instaurare una relazione più proficua con i professori e con un mondo diverso da quello delle scuole medie.
Con il tempo, quindi e grazie a tutti, ho acquisito una maggiore sicurezza nelle mie abilità scolastiche e ho imparato a gestire lo stress per lo studio. Questa esperienza mi ha fatto capire che il bisogno di riuscire è spesso accompagnato da insicurezze e che è importante cercare il sostegno degli altri per superarle e raggiungere i propri obiettivi.

Le insicurezze sono un sentimento comune tra noi giovani.

Molti giovani si sentono sotto pressione per riuscire, per dimostrare il proprio valore agli altri e per soddisfare le aspettative imposte dalla società.

Ne viene ansia, stress e depressione. A volte, la necessità di riuscire può anche portare a comportamenti rischiosi come l’abuso di sostanze, il disturbo alimentare e altri problemi di salute mentale.

Ne viene insicurezza, ed è importante che gli adulti di riferimento ci accompagnino, senza mai però soverchiarci, a conoscere noi stessi e le nostre forze, ci accompagninoa concentrarci sulle cose che amiamo fare e sulle cose in cui siamo bravi; ci accompagnino ad accettarci per quello che siamo, anziché cercare di conformarci agli standard di una società che sembra un colabrodo.
Noi siamo pronti a farcela e a lottare per farcela, per noi e per una società migliore. Domanda: voi adulti siete pronti ad accompagnarci?

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