PALERMO. Quando si sceglie di sostenere una causa, nella quale si crede profondamente, lo si può fare in molti modi. Noi abbiamo scelto di scrivere. Dal confronto a scuola sul tema dell’autismo, e della disabilità in genere, è nata una breve riflessione condivisa, frutto del contributo degli alunni e delle alunne di una classe intera, la VTB. In occasione del seminario di sensibilizzazione sulle patologie dello spettro autistico, organizzato dal’IISS Ferrara e dall’Associazione nazionale PalrAutismo, svoltosi martedì 7 marzo 2023 presso il nostro Istituto, abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci sul percorso già compiuto e su quello che resta da compiere per raggiungere una piena inclusione dentro e fuori la scuola.
Per lungo tempo la nostra società ha considerato la disabilità non come un valore in cui potersi riconoscere ma piuttosto come un “difetto” da rinnegare o al più da accettare; ma in fondo essa restava pur sempre un “difetto”. Qualcosa oggi è cambiato, un pensiero nuovo sta trasformando il modo di intendere e di dire la disabilità. Le parole che si utilizzano per raccontarla, lo dimostrano. Il nostro repertorio linguistico è diventato più attento, più ricco di sfumature, più rispettoso perché è avvenuto uno spostamento di prospettiva.
La disabilità non è più considerata come un limite della persona ma come una condizione che può diventare uno svantaggio (più o meno grande) a seconda di come è costruito l’ambiente circostante. E proprio qui sta il punto! Occorre intervenire sul mondo per renderlo alla portata di ciascuno. Questa è la vera sfida collettiva. Ma il cambiamento, anche se già è avviato, bisogna accompagnarlo e diffonderlo attraverso una maggiore informazione. Bisogna demolire i pregiudizi sociali e le false credenze che si ostinano a identificare la disabilità con la malattia. L’autismo, ad esempio, è spesso definito impropriamente come una malattia. Però per poter parlare di malattia occorre non solo una diagnosi ma anche una cura. Dall’autismo invece non si guarisce, perché è una condizione della esistenza. È una realtà complessa, fatta di combinazioni di stati e sintomi – tanto che si parla appunto di una sindrome – che può cambiare da individuo a individuo. Ciò significa che ogni persona autistica è unica, e pertanto il modo di dare risposte e offrire soluzioni efficaci non può essere uno solo e valido per tutti.
Per uscire dai cliché allora bisogna puntare su una corretta e capillare informazione. ‘Non sapere cosa fare’ è infatti il primo grande scoglio che molte famiglie, affacciandosi per la prima volta alla realtà dell’autismo, devono superare. Sono pochi i genitori che posseggono gli strumenti adatti per garantire tutte le opportunità di crescita ai loro figli. Spesso mancano loro i riferimenti (dove andare? A chi rivolgersi?) e le risorse (economiche e psicologiche) per affrontare le prime difficoltà. E poi arriva la scuola, il luogo in cui bisogna fare la rivoluzione, e mettere in pratica l’art. 3 della nostra Costituzione, concentrando l’attenzione sulle reali esigenze delle persone con autismo, (e in generale a tutte quelle con diversabilità) allo scopo di creare un ambiente che ne favorisca la migliore inclusione possibile. Trasformare lo spazio in cui si vive equivale a rimuovere le barriere e rendere il mondo realmente accessibile, valorizzando le diverse abilità di ciascuno. Momenti di riflessione e confronto come questo sono preziosi per le nuove generazioni perché non solo offrono l’occasione per riflettere sui comportamenti quotidiani ma ampliano anche gli orizzonti valoriali. Da oggi per noi è più chiaro l’obiettivo cui tendere: il cambiamento, culturale, sociale e politico va fatto nella direzione che porta dalla diversabilità alla superabilità dei limiti e dei confini individuali.