PALERMO. Dal Mali è arrivata a Palermo sei anni fa, attraversando il mare Mediterraneo. All’inizio viene accolta da una comunità, per cinque anni. Oggi, invece, Adiarra Sangarè, giovane di 18 anni, vive con una famiglia palermitana in uno dei quartieri della città che si affacciano sul mare. “La mia famiglia è in Mali – racconta la ragazza -. Io sono arrivata qui da sola attraversando il mare. Un viaggio molto lungo e difficile per la mia età. Abbiamo fatto varie tappe, come in Algeria, prima di arrivare in Libia. Sono fortunata, alcuni viaggi durano anche anni. Ed eravamo in tanti. C’erano ragazze e ragazzi della mia età, bambini, ma anche adulti”. Tutti alla ricerca di un futuro migliore.
Adiarra oggi frequenta il quinto anno dell’Istituto Superiore “Francesco Ferrara” di Palermo, nel centro storico del capoluogo siciliano, scuola simbolo d’inclusione, con la più alta percentuale di alunni di origine straniera: poco più del 20%. Tra le aule scolastiche, qui, si incrociano storie diverse, come quella di Adiarra che è arrivata dal mare o di chi è nato a Palermo. Chi ha i genitori qui con sè, o chi li ha lasciati nel paese di origine. Al Ferrara gli studenti di origine straniera sono per lo più bengalesi o provenienti dallo Sri Lanka. Nuovi arrivati in Italia e di seconda generazione. Ci sono etnie e religioni diverse.
Adiarra è musulmana e nell’ultima festa di fine anno a scuola, dell’anno scorso, con i compagni, i professori e le famiglie, non ha partecipato ai canti e ai balli organizzati dall’Istituto. “La festa ha coinciso con il Ramadan, quindi non ho potuto. Ma sono stata lì con loro e ho visto lo spettacolo”. In questa scuola la diversità si fa ricchezza. Le ragazze e i ragazzi sono cattolici ed evangelici, musulmani e indù. Si convive con serenità e si sta bene insieme oltre le lezioni. “Per bere qualcosa al bar, per esempio, quando finiamo a scuola. Tra noi c’è una vera amicizia”, racconta Adiarra.
Per raggiungere l’Istituto scolastico, ogni giorno, lei attraversa la città, da sola, con i mezzi pubblici. Quest’anno prenderà il diploma in “Turismo”. E la sua passione più grande è il calcio. “Palermo è casa mia. Qui sto molto bene. Da quando sono arrivata, non me ne sono mai andata. Ho anche lavorato qui a Palermo. Prima un tirocinio di sei mesi, nell’accoglienza, in un’associazione che assiste gli ammalati. Poi un b&b, sempre in accoglienza, per tre mesi. L’ultima esperienza è in un campo di calcio, come animatrice dei bambini, per tre mesi. Mi hanno insegnato tanto queste esperienze. Mi hanno insegnato a stare davvero bene con gli altri, nella relazione e nel comportamento”.
Una passione, il calcio, che spera di continuare a coltivare. “Ho giocato al Don Orione prima del periodo Covid. Amo tanto questo sport”. Oggi, alle ragazze e ai ragazzi, tuoi coetanei, cosa diresti? Anche a proposito dei tanti episodi di violenza che sentiamo. “Di stare molto attenti alle persone con cui stiamo. C’è molta violenza, in giro. Con le mie compagne e i miei compagni io sto bene. Dopo la scuola stiamo spesso insieme. Soltanto la mia timidezza, a volte, è un limite. Tra noi c’è molto scherzo, ma siamo anche molto seri. Abbiamo dei momenti di riflessione in cui ci confrontiamo”.