PALERMO. Hanno fatto le loro osservazioni. Hanno posto le loro domande. Protagonisti i giovani che partecipano al laboratorio di formazione dei giovani alla leadership diffusa dell’Istituto Arrupe di Palermo. Loro hanno dialogato con esponenti delle istituzioni comunali e regionali.
L’incontro di è svolto durante la quarta giornata del Festival delle letterature migranti, a Palazzo Branciforte. A promuoverlo, l’Istituto Arrupe all’interno del progetto regionale PRISMA (Piano Regionale Integrato per una Sicilia Multiculturale ed Accogliente.) L’obiettivo è quello di “Costruire comunità inclusive e generative” instaurando un contatto tra i rappresentanti delle istituzioni regionali e un gruppo di giovani ragazzi e ragazze siciliani/e di diversa provenienza etnica, culturale e sociale. Attraverso il confronto si vuole tentare di mettere in atto un’azione trasformativa e partecipata.
“Il tempo che viviamo è un tempo di transizione e questa va accompagnata – ha detto padre Gianni Notari, direttore dell’Istituto Arrupe, introducendo l’incontro -. È necessario porsi in un’ottica di messa a sistema di tutti coloro che vogliono vivere in modo diverso la transizione. Bisogna lavorare insieme mettendo a disposizione le proprie risorse, trovando così piste percorribili; creare raccordi animati dalla fiducia, sollecitando e interagendo. Un intervento di questo è un segnale di vita, insieme è possibile, da soli non andiamo da nessuna parte. Uniamoci nel creare frammenti di umanità migliore, costruendo modelli alternativi, strade nuove. Bisogna sostare, ascoltarsi e condividere”.
“I giovani, i volontari del Servizio Civile, hanno dato un contributo attivo all’Istituto Arrupe, nell’ideazione del progetto – ha aggiunto Anna Staropoli, coordinatrice del laboratorio di formazione dei giovani alla leadership diffusa dell’Istituto Arrupe –. Si è scelto di mescolare le culture che sono tante, perché la sfida è l’alterità nel suo insieme e i giovani devono essere chiamati a formare altri giovani, nell’ottica di un apprendimento continuo. La forma laboratoriale utilizzata è stata quella dell’officina, nella quale trovare soluzioni ai problemi, aprendo le porte dei nostri territori e creando connessioni”.
Le istanze dei giovani appartenenti a comunità migranti in Sicilia
Albert, presidente dell’associazione “Lida Solidale” a Marsala, ha raccontato con entusiasmo del suo progetto agricolo che consente uno sviluppo integrale della persona. “Ci sono giovani migranti che hanno grandi capacità nel campo dell’agricoltura. Coltivare i prodotti tipici africani è anche un modo per integrare la propria cultura nel territorio italiano, territorio che sentiamo nostro, perché studiamo qui, lavoriamo qui, siamo italiani. La Regione deve dare la possibilità a questi giovani migranti che hanno tanta voglia di lavorare, di ricevere una formazione adeguata e di poter gestire, magari in comodato d’uso, alcuni terreni in modo da coltivarli o di poter operare attraverso l’artigianato, in modo da poter essere autonomi. Bisogna avviare progetti permanenti sul territorio, che non abbiano un termine. Ed è necessario che i pass siano rinnovati”.
Un altro ragazzo migrante ha sottolineato il fatto che manchino progetti che mettano insieme ragazzi italiani e ragazzi stranieri e dice: “Lo straniero dove si sente bene è a casa sua” Continua: “Non vi è nessun orientamento oltre la scuola. Dopo il diploma è corretto che sia data a tutti la possibilità di continuare il proprio percorso di istruzione. Se si interrompe tale percorso viene meno anche quello linguistico e di conseguenza si ferma l’integrazione”.
Ancora un intervento in cui si è parlato del grande impegno che ognuno di questi ragazzi mette nell’imparare e nel contribuire allo sviluppo della città nella quale vive ormai da qualche anno e sente propria. Viene sollevato il problema della mancanza di uffici a Palermo, che si occupino della residenza per stranieri.
Un ragazzo straniero che vive a Messina ha aggiunto: “Si parla tanto di inclusione, di integrazione, ma per gli stranieri il fatto di non avere documenti è una forma di esclusione. Lo Stato deve aiutarci e non deve lasciarci da soli. La mancanza di documenti è un freno a questa integrazione di cui tanto si parla”.
E poi c’è stato chi ha sottolineato che “se non hai il permesso di soggiorno non puoi richiedere il passaporto e viceversa; se non hai il permesso di soggiorno non puoi avere un contratto di lavoro; se non hai i documenti non puoi avere un contratto di lavoro”. È un circolo vizioso che rende tutto più complicato per questi ragazzi migranti.
Stefano Edward Puvanendrarajah, laureato in comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità, ha osservato che “tutti passano da questo sistema burocratico che lascia dei postumi psicologici. Promuovere l’alfabetizzazione digitale è sinonimo di semplificazione. Bisogna impegnarsi collettivamente per fare in modo che i propri titoli di studio siano riconosciuti. La Sicilia è migrante dal punto di vista storico. Bisogna abbattere stereotipi e pregiudizi. Le Istituzioni devono impegnarsi nel realizzare forum e siti tematici. Progetti come questo di PRISMA sono opportunità”.
Le risposte dei rappresentanti delle Istituzioni regionali
Michela Bongiorno, dirigente Ufficio Speciale Immigrazione Regione siciliana, si è soffermata su un aspetto: “La burocrazia è come un grosso pachiderma, caratterizzata da lentezza e grandi dimensioni che creano un po’ di impaccio, ma con gli strumenti giusti si possono fare cose importanti. Si può gestire con passione”. “Con il progetto “Agricoltura Sociale Innovativa” – ha continuato – “si ha la possibilità di seguire un percorso formativo. Ben cinque progetti verranno finanziati. In risposta alla sollecitazione del rinnovo dei pass sollevata da Albert, noi prevediamo una prosecuzione fisiologica dei pass che abbiamo avviato dai Centri Poli Funzionali”.
Bongiorno ha poi proseguito: “Vi è un approccio sbagliato di integrazione, perché non si tratta di un doversi adeguare alla nostra cultura, ma deve esserci assoluto rispetto reciproco delle proprie culture. Un esempio di vera integrazione è quello di Mazara Del Vallo, dove in un’ottica di condivisione del bisogno, il mare ha riunito attraverso i pescherecci”.
Saverino Richiusa, funzionario Ufficio Speciale Immigrazione Regione Siciliana, partendo da Google, ha spiegato ai ragazzi presenti all’incontro, come si arriva a conoscere i progetti e le opportunità. “È necessario consultare i decreti in quanto vi è un obbligo di legge per il quale qualunque cosa si fa si deve pubblicare. Siamo un po’ difficili noi nel costruire percorsi di accesso alle informazioni, ma queste ci sono e bisogna prenderne visione. Siamo desiderosi di incontrare tutti. Questa di oggi per noi è stata un’opportunità di scambio. Per venire a conoscenza delle varie opportunità, collegatevi on-line o venite da noi che siamo disposti ad accogliervi ed ascoltarvi”.
Paolo Petralia Camassa, assessore alle politiche giovanili del Comune di Palermo, interviene ricordando che la città di Palermo nel 2015, ha definito il permesso di soggiorno “la forma di schiavitù del nostro tempo”. E ha annunciato “Tutte le domande difficili non possono mai avere risposte facili. Dal 4 novembre digitalizziamo tutte le procedure di cambio di domicilio e dal 10 novembre, tutte le procedure di cambio di residenza per tutti i cittadini, italiani e stranieri, e le richieste di soggiorno”.
Lino D’Andrea, garante per infanzia e adolescenza del Comune di Palermo, ha parlato dell’accoglienza tramite il sistema SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) che permette di avviare un progetto integrato con chi arriva a Palermo, accompagnandolo fino al compimento dei 21 anni. “Stiamo cercando di mettere a punto una nuova modalità di accoglienza. Mancano i valori di un progetto di comunità a tutti i livelli, se non li individuiamo non posiamo attivare un progetto educativo per tutte le età. In una società come quella attuale, in cui vi sono cambiamenti continui, la Scuola come Istituzione, deve rivedere il suo metodo. Deve uscire dall’educazione formale e introdurre l’informale e il non formale”.