PALERMO. Dopo essere ripartito con i corsi di lingua italiana per l’inclusione, il Progetto Fami “L’italiano per comunicare, lavorare, partecipare” di cui è capofila La Scuola di Lingua italiana per Stranieri (ItaStra) dell’Università di Palermo ha avviato il laboratorio di narrazione e comunicazione Con lo sguardo di chi arriva, rivolto ai giovanissimi studenti e studentesse neoarrivati in Italia.
Il laboratorio è nato dall’urgenza di recuperare il vuoto di esperienze e di conoscenze subito da tanti ragazzi e ragazze costretti a vivere per mesi e mesi in isolamento anti-Covid. “Sono rimasto nella mia stanza per troppo tempo, a volte uscivo, da solo vagavo per la città senza meta, senza capire i luoghi che attraversavo”, dice uno di loro. Strade senza gente, senza storia, senza nome.
Una città neutra, impossibile da mappare. Il programma del laboratorio è dunque finalizzato a costruire una mappatura della città a partire dai luoghi simbolo dell’inclusione: ItaStra, il Circolo Arci Porco rosso, il Centro Astalli. E poi gli spazi di socializzazione e di svago come il Foro Italico, la Magione, le ville e gli spazi verdi della città. Seguirà un percorso di immersione nelle vie, nelle piazze e nelle storie del centro storico di Palermo.
Un laboratorio per conquistare pezzi della città ma anche una occasione di incontro per circa cinquanta studenti e studentesse neoarrivati, in prevalenza minori stranieri non accompagnati. Con il loro sguardo sono stati costruiti spazi di socialità e di condivisione, in un pesante periodo pandemico in cui l’isolamento linguistico e umano è sentito con più forza. Lingue, identità, viaggi, vissuti ed esperienze nuove si mescolano come sempre negli spazi universitari dell’Ex Convento di Sant’Antonino.
Ciascuna tappa del laboratorio ha previsto un momento di riflessione e confronto che è stato condotto da altri giovani migranti ma dal profilo più maturo, ragazze e ragazzi che da tempo frequentano ItaStra e vivono in città. Un passaggio di testimone tra ‘vecchi’ e ‘nuovi’: i nuovi arrivati imparano che la rappresentazione di ciò che accade, di ciò che si vive, va esercitata con il diritto di parola e di pensiero. La prima regola della comunicazione è una regola che è sempre stata esercitata negli spazi di ItaStra: “Se non posso dirlo in italiano, lo dico con le lingue che possiedo”.
All’interno del progetto Fami in corso (di cui sono partner il Centro Astalli, Il Pellegrino della Terra, l’Associazione Pluralia, l’Associazioni Libera… Mente, Cpia Pa 1, Cpia Pa 2 e Comune di Palermo) è il terzo laboratorio che lavora sulla forza delle lingue materne per scavare dentro i vissuti in tempo di pandemia e per appropriarsi degli strumenti di comunicazione. Questo punto di osservazione consente, obbliga, a fare diventare i migranti protagonisti e non oggetto di comunicazione.