12.5 C
Palermo
sabato, 22 Marzo 2025
HomeCronacaProvinceSanta Rosalia e il Venezuela: Maria Gabriela e la devozione per la patrona di El Hatillo e Palermo

Santa Rosalia e il Venezuela: Maria Gabriela e la devozione per la patrona di El Hatillo e Palermo

Conosciuta per caso durante i festeggiamenti del 4 settembre in onore della santa a El Hatillo, Maria ha ritrovato la "Santuzza" nel capoluogo siciliano, da studentessa che ha vinto una borsa di studio ad Unipa

Stefano Edward Puvanendrarajah
Stefano Edward Puvanendrarajah
Laureato in Comunicazione Pubblica, d’impresa e pubblicità presso l’Università di Palermo e digital marketing specialist. Racconta le realtà associative che si occupano del sociale in Sicilia e la vita quotidiana delle comunità migranti siciliane, utilizzando i nuovi media
spot_img
spot_img

PALERMO. Una devozione che supera i confini siciliani e raggiunge una località del Venezuela (El Hatillo), dove, a partire dal XVIII secolo, Santa Rosalia ne è diventata la patrona. Oggi, Maria Gabriela Mata Carnevali, studentessa dottoranda dell’Università di Palermo, ci racconta il suo legame con la Santa, ponte tra i due paesi e la sua presenza nella vita quotidiana.

Come è nato questo amore profondo per Santa Rosalia?

Sono giunta a Palermo nel novembre del 2022 per gli studi di dottorato. Il mio amore verso Santa Rosalia è incredibile! L’ho conosciuta nella chiesa di El Hatillo in Venezuela, di cui è la patrona. Stavo attraversando una situazione particolarmente difficile correlata alla crisi nel nostro Paese e non pensavo di trasferirmi in Italia. Vinsi una borsa di studi e, una volta qui, mi ritrovai la “Santuzza”. L’ho riconosciuta per strada in una delle sue tante rappresentazioni nella città e poi sono andata a trovarla nel suo Santuario, sul Monte Pellegrino. Tra le poche cose che avevo portato con me c’era una sua cartolina e non avevo fatto il collegamento tra i due fatti fin quando non l’ho vista e oggi mi unisco ai palermitani nella loro devozione. Sembra che Palermo era scritto nel mio destino e Rosalia mi ci ha guidato con dolcezza.

Cosa le è rimasto impresso della devozione alla Santuzza a El Hatillo?

Ciò che mi ha colpito quella prima volta è stata la grande devozione del popolo di El Hatillo, un piccolo paesino di montagna vicino a Caracas, dove sono andata per un fine settimana. Era un 4 settembre e per la sua festa era stata organizzata una processione e una esposizione degli abiti con la quale veniva vestita la santa negli ultimi anni. Così, ho saputo che ogni anno Santa Rosalia, nel culto hatilliano, porta un abito nuovo, donato da una famiglia che così facendo la ringrazia per i miracoli ricevuti.

Sia per per il numero delle presenze che per la bellezza, la fastosità degli abiti della Santa, si capiva quanto fosse considerata miracolosa. Da quel giorno Rosalia ha il suo posto accanto alla mia Vergine, una semplice scultura in legno senza particolare avocazione che porto con me ovunque. Io vedo in questa una storia che ha come valore l’incontro tra le culture, une di tante che hanno a Palermo nel cuore. La nota curiosa è che non è stato un palermitano a portare la devozione verso Rosalia a El Hatillo, ma uno spagnolo. 

Come El Hatillo ha conosciuto Rosalia?

Questa cappella fu dedicata a Santa Rosalía de Palermo da Baltasar de León, verso la fine del XVIII secolo, il quale, mentre era detenuto a La Carraca, osservò che la peste del vaiolo era cessata dopo che il cappellano del carcere aveva chiesto l’intercessione di questa santa e l’aveva adottata come sua patrona particolare. Juan Miguel Avalos riferisce che in epoca coloniale, gli abitanti di El Hatillo, originari delle Canarie, dovevano fare un viaggio piuttosto scomodo fino a Baruta per partecipare alle funzioni domenicali. Così Baltasar de León García, fondatore della città, chiese l’autorizzazione a costruire una cappella pubblica, che ottenne dal vescovo Antonio Diez Madroñoro. La cappella fu costruita su un terreno donato dallo stesso Baltasar de León e da suo cognato, Juan Isidro Pérez García, all’incrocio delle strade Valles del Tuy, Baruta e Petare. L’edificio era fatto di bahareque, con tetti di canna e tegole in cima, aveva una sacrestia e un cimitero.

Progetti futuri?

Del futuro non so dirti nulla, ma sono sicura che grazie alla protezione di Santa Rosalia, tutto andrà bene!

spot_img

Leggi anche

spot_img
spot_img

Ultime notizie

spot_img

Twitter

spot_img