PALERMO. Inaugurati oggi, al Liceo Linguistico e delle Scienze Umane “Danilo Dolci”, nel quartiere Brancaccio di Palermo, i magazzini e un campetto polifunzionale. Nascono in beni confiscati alla mafia e in parte ristrutturati.
Un progetto di cittadinanza attiva e legalità, che ha coinvolto l’intera comunità scolastica. Un momento importante che testimonia l’impegno per riconsegnare uno spazio a tutto il territorio.
“Dopo 23 anni di buio, in questi locali chiusi da inferriate grossissime, un cancello di 2700 chili. Il peso della mafiosità si estendeva sulle mura di questo comprensorio. Ma non solo sulle mura, ma all’interno. Perchè qui venivano stoccate delle merci, la mafia ha fatto sicuramente tante riunioni. Oggi vedere la luce che entra, che segna il cambio di passo, la luce che per noi rappresenta la luce della legalità, per noi è un grande momento di cambiamento. Questo ci inorgoglisce tutti quanti insieme ai nostri ragazzi”, dichiara il dirigente scolastico Matteo Croce.
Presente Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ritornato nella scuola di Brancaccio a distanza di tre anni. “Quel sogno che avevamo manifestato in parte si è realizzato. Ma c’è tutta un’altra parte di oltre 1400 metri quadrati, che potrebbero potenziare un servizio costruito con i giovani. Questo è un bene confiscato, da bene esclusivo dei mafiosi è stato restituito all’uso sociale, alla collettività. In questo caso alla scuola e ai ragazzi. Un piccolo campo sportivo, un caffè letterario. La mala erba non basta tagliarla in superficie, un lavoro grande che i magistrati e le forze di polizia continuano a fare.
Bisogna estirpare il male alla radice e per farlo ci vuole un grande impegno culturale, la cultura che sveglia le coscienze. La scuola deve istruire ma anche educare. L’educazione è generatrice di vita e di cambiamento. E ci vogliono le politiche sociali. Oggi è un giorno di festa e di gioia, ma anche di grande consapevolezza. Il mio pensiero va a tutti quei giovani, ragazzi e ragazze, che non vanno a scuola, che l’hanno abbandonata, che non sono riusciti a trovare il passo, all’interno di questi nostri percorsi della cultura e della scuola italiana. Sono tanti, sono troppi. Non dimentichiamo quello che diceva Don Lorenzio Milani, non dimentichiamo quello che ha fatto e aveva nella testa e nel cuore Don Pino Puglisi. Non dimentichiamo Danilo Dolci. Tutti e tre avevano la stessa preoccupazione per fare in modo di non perdere nessuno di questi ragazzi per strada”.