PALERMO. “A tutte le donne voglio dire che essere donna è una cosa bellissima. Le donne devono prendere sul serio il lavoro che stanno facendo. Le donne con figli, le mamme, devono prendersi cura dei loro piccoli assicurando loro un futuro migliore e come dice un proverbio africano ‘quando saranno cresciuti loro asciugheranno le tue lacrime’. Non è facile per noi donne andare avanti, dobbiamo avere molta pazienza per vivere in tranquillità e garantirci un futuro migliore”.
A raccontare la sua storia al nostro giornale è Fanta, una donna di origini africane, di 22 anni, giunta in Italia via mare, a Lampedusa, e accolta a Palermo il 19 settembre dello scorso anno nella sede “La Casa di Lucia” del progetto Sai-Sistema di Accoglienza e Integrazione del Comune di Palermo.
È arrivata dalla Guinea assieme a Fatima, la prima figlia di tre anni. A Palermo nasce Aboubacar: “Il figlio – racconta la donna – che Dio mi ha dato dopo la perdita del primogenito all’età di nove mesi”.
Il viaggio dall’Africa non è stato facile. “Mi sono sentita molto accolta e confortata qui in Italia dall’accoglienza dell’equipe che non mi ha mai lasciato sola”, racconta la donna. La famiglia di origine di Fanta è in Guinea. Lei è una giovane donna che nel nostro Paese spera in un futuro migliore per se stessa e i propri figli. “La mia famiglia l’avevo già lasciata prima di partire perché con mio marito ero andata a vivere in un altro posto. Poi il viaggio verso la Libia. Mio marito adesso non c’è più”.
Dopo l’arrivo a Lampedusa la donna si trasferisce ad Agrigento con sua figlia, accolte in una struttura di prima accoglienza. “La piccola non stava bene dopo il viaggio. Avevo perso il mio bambino e avevamo affrontato un lungo viaggio. Dio qui a Palermo mi ha dato Aboubacar. Lui ha già due mesi. Un figlio l’ho perso e uno l’ho trovato. Dio è buono”, prosegue la donna.
Da Agrigento alla Casa di Lucia a Palermo che porta il nome della giovane operatrice scomparsa un anno fa. “Qui sono felice e consapevole delle molte possibilità per il mio futuro. Chiedo soltanto molta forza per poter dare qualcosa di buono ai miei due figli”, continua Fanta.
Il 20 novembre sarà il suo compleanno e alla Casa di Lucia sarà una grande gioia e un momento di festa. Fanta è in contatto con la nonna che vive in Senegal. Nel villaggio in Guinea dove vive la famiglia di origine non c’è internet. “Con mia nonna ci vediamo in videochiamata”, dice Fanta. E i tuoi sogni? “Vorrei lavorare con i bambini e con gli anziani. Mi alzo ogni giorno per preparare la colazione a Fatima, la porto a scuola e mi occupo di Aboubacar”.
“La Casa di Lucia”, gestita dal Cresm-Centro ricerche economiche e sociali per il Meridione, fa parte del Progetto Sai Palermo. “Un’accoglienza di secondo livello dove le persone migranti che arrivano a Palermo intraprendono un percorso in cui possono mettere a valore le loro competenze e risorse di base e arrivare ad una completa autonomia. Il ruolo della nostra équipe multidisciplinare è affiancarli e sostenerli perché possano raggiungere l’obiettivo principale: l’autodeterminazione”, spiega Yodit Abraha, psicologa e responsabile de La Casa di Lucia che è una delle sedi nelle quali il Cresm accoglie nuclei familiari e uomini singoli.
“L’unica struttura che abbiamo in condivisione perché le altre, dove in ogni appartamento c’è un nucleo familiare, sono strutture in autonomia”, spiega Yodit Abraha. La Casa di Lucia accoglie donne: donne sole con bambini o singole che non hanno figli. “Lucia era un’operatrice dei SAI Palermo. Abbiamo iniziato insieme nel 2014 ed è morta un anno fa. Era una domanda che spesso ci facevamo: quanto fosse difficile per le donne singole con bambini attivarsi in un percorso di autodeterminazione”, prosegue la responsabile.
“Il Sai, a Palermo come nel resto d’Italia, è un progetto di cui il Comune è titolare e ne affida la gestione, monitorandola, ad Enti del Terzo settore”, spiega Angela Errore, responsabile dell’Ufficio “Casa dei Diritti” e dei progetti Sai del Comune di Palermo, che aggiunge: “Comune ed Enti gestori, insieme, curano non solo la progettualità d’inserimento delle persone migranti, ma la loro crescita personale, il loro empowerment. Il Sai è finanziato da fondi pubblici ed è governato e monitorato qualitativamente e amministrativamente, a livello centrale, dal Ministero dell’Interno e dall’Anci-Associazione Nazionale Comuni Italiani“.
Fanta ha una competenza innata nel prendersi cura dei neonati. Le operatrici de La Casa di Lucia sono estasiate tutti i giorni dal modo in cui la donna si prende cura di suo figlio all’ora del bagnetto. “In lei riconosciamo grandi potenzialità – continua Yodit –. Con una formazione professionale specifica potrà lavorare in un ospedale. Intanto farà la scuola d’italiano. Il nostro obiettivo è aiutare le persone a riconoscere potenzialità che spesso loro non riescono ad immaginare di poter avere e che invece possono diventare una professione”.
Fanta è la più giovane della Casa di Lucia ed è la leader della struttura. Organizza i turni ed è attenta ai bisogni di ciascuna. Oltre la donna con i suoi figli, La Casa di Lucia accoglie Blessing, di nazionalità nigeriana, mamma con tre figli, e Mariam che solo dopo l’inserimento ha scoperto che in “Casa di Lucia” c’era anche Fanta, che già conosceva e con la quale era amica. “Praticano la loro lingua. Fare amicizia è importante. Si sono conosciute in Italia e hanno diviso la stanza ad Agrigento. Poi l’incontro qui a Palermo. Grazie a queste donne, grazie ad ognuna di loro, il sogno di Lucia si è potuto finalmente realizzare“, rivela Yodit.