PALERMO. La chiesa di San Ciro a Maredolce non chiuderà più. È l’impegno preso da monsignor Lorefice che stamattina ha voluto incontrare la comunità che sta facendo rinascere la chiesa e la bellissima area circostante a ridosso della montagna.
Sulla zona si sono riaccesi i riflettori dopo l’inserimento tra i luoghi visitabili delle Vie dei Tesori: moltissimi palermitani si sono messi in coda per visitare la chiesa, ben visibile dall’autostrada A19 in uscita dalla città, e le vicine Grotte dei giganti, dove sono ancora visibili i tunnel dei rifugi antiaerei.
La presenza dell’arcivescovo è stata un bellissimo regalo per l’intera comunità: era la prima volta che monsignor Lorefice entrava a San Ciro dove ha ascoltato il racconto del Rettore, don Angelo Mannina, e ha incontrato i fedeli. Una promessa comune: San Ciro non chiuderà mai più e soprattutto, non sarà mai più dimenticata.
Da qui viene lanciato un messaggio di pace contro ogni conflitto: San Ciro che da luogo pagano consacrato a Cerere, divenne cappella dedicata all’Assunta, poi chiesetta dedicata alla Madonna di tutte le Grazie, sostenuta dalla povera gente del posto e infine divenne chiesa nel 1737 con il contributo degli abitanti di Marineo, il cui patrono è appunto san Ciro. È uno spazio multiculturale che l’autostrada ha quasi “tagliato” dalla città, ma non è mai stato abbandonato dalla comunità di Maredolce.
“Contempliamo una splendida chiesa, ma il progetto è straordinario: parla di rigenerazione, di riconsegna a un quartiere che la ama tantissimo e non l’ha mai abbandonata. Il Vangelo è fatto per stare in mezzo alla gente: e questo ne è un esempio. Non dimentichiamo che questa è Maredolce, quindi Brancaccio, quindi il quartiere di padre Puglisi”, dice monsignor Lorefice.
“Inizia ad accendersi una luce su San Ciro: lavoriamo da tempo ma in queste due settimane delle Vie dei Tesori anche Palermo si è accorta di questo spazio. Continueremo a strappare San Ciro al silenzio”, interviene il rettore, don Angelo Mannina.
“Un altro luogo restituito dalla comunità alla comunità. Siamo contenti che la città abbia risposto con entusiasmo incredibile e inaspettato al nostro appello per conoscere questo posto e tutto il circondario che è bellissimo”, dice Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori.
La chiesa di San Ciro fa parte del programma del festival Le Vie dei Tesori, in corso a Palermo ed è aperta ogni sabato e domenica (ancora per tre weekend) dalle 10 alle 17.30, le Grotte dei Giganti fino alle 17. Info e coupon su www.leviedeitesori.com.
NOTE SINTETICHE su San Ciro a Maredolce (a cura di don Angelo Mannina)
La chiesa di San Ciro a Maredolce sorge nella periferia est di Palermo ai piedi di Monte Grifone alle cui pendici si trovano numerose grotte che risalgono al Quaternario; tra queste la grande Grotta dei Giganti al cui interno sono stati rinvenuti, nel corso dei secoli, resti di elefante nano siciliano “Falconeri” confusi con mastodontici resti umani. Secondo Rosario La Duca è presumibile che in quel luogo, un tempo dedito a feste pagane e spazio consacrato alla dea Cerere, esistesse una cappella dedicata all’Assunta, in relazione alla festa di Maredolce, che si celebrava il 15 agosto di ogni anno. Nel 1656 la cappella venne sostituita da una chiesetta dedicata alla Madonna di tutte le Grazie, opera finanziata dal sacerdote Girolamo Matranga.
La prima pietra dell’attuale edificio fu posta il 5 febbraio 1736 e la chiesa venne consacrata l’11 agosto 1737. Il marchese di Villabianca indica come fondatore il barbiere Vincenzo Camarda. I finanziatori della costruzione furono gli abitanti delle casette rustiche che sorgevano in quel luogo, con il contributo degli abitanti di Marineo, che incoraggiarono la fondazione di una congregazione. Scioltasi la congregazione del santo, la chiesa cadde in uno stato di abbandono.
Restaurata nel 1874 a cura del parroco di Brancaccio Leopoldo Villa Riso, venne riaperta al culto ottenendo anche una reliquia del teschio di San Ciro dalla Parrocchia di Marineo. Durante i bombardamenti delle forze alleate su Palermo, nel 1943, la chiesa di San Ciro e le grotte divennero rifugi sicuri per i palermitani. Nel 1960 altri dissesti statici provocarono una nuova chiusura ed il definitivo abbandono da parte dei fedeli. A questo contribuì anche l’asse autostradale inaugurato negli anni ‘70 che la taglia fuori dal flusso cittadino.
Per questo la zona andrebbe ripensata per trasformarla in chiesa dell’autostrada e dei pellegrini per accogliere cittadini e viandanti ed offrire loro la possibilità di un posto in cui trovare ristoro e riconciliazione. Nel frattempo, l’ambiente circostante è stato sconvolto dalla presenza di una vicina cava che ne ha deturpato l’aspetto. Nel 1982 è stato eseguito un primo importante intervento di restauro da parte della Soprintendenza e sono stati ricostruiti l’abside e il muro laterale, e è stata salvata la decorazione floreale tipicamente tardo barocca, raffinata e semplice, con festoni di acanto lungo le paraste esterne e con festoni di foglie di vite in quelle interne.
L’interno è a pianta quadrata, con due cappelle e nicchie decorate. La nave e il transetto sono inquadrate da lesene con fasce laterali a mezzo stucco. Di particolare interesse sono le cornici sagomate e modanate dei due grandi quadroni della nave, i resti del pavimento maiolicato settecentesco, scomparso nella nave centrale, è in fase di ripristino sugli altari centrale e laterali.
Nel febbraio 2017 l’arcivescovo Corrado Lorefice desiderando valorizzare il pregevole sito dell’antico complesso ecclesiale sia a vantaggio del territorio del Vicariato su cui la chiesa insiste, sia in favore di iniziative diocesane da lui indicate, e soprattutto, volendo meglio provvedere alla cura pastorale del popolo di Dio ridando dignità a questa antica chiesa assicurandone la conservazione nel tempo, nominava il 12 settembre 2016, don Angelo Mannina, Rettore, per realizzare quanto sopra detto.
Nel 2019 con richiesta da parte del Rettore all’Assessorato regionale dei Beni culturali di finanziare un intervento di somma urgenza presso la chiesa di San Ciro per salvaguardare la staticità del bene, è stato erogato l’importo di 65 mila euro. L’obiettivo resta quello di realizzare, riqualificando la chiesa e il suo circondario, un progetto pilota per rilanciare l’interesse su tutto il parco di Maredolce.